Repubblica 3.6.15
Gianni Cuperlo
“Su scuola e Senato Matteo ci ascolti e esca dalla playstation”
L’appello al leader dell’ex presidente dem: “Lui guida il partito e io resto, senza rimpiangere la vecchia ditta, ma il voto ha dato ragione alle battaglie della sinistra”
“Ora serve un chiarimento su come si sta nel partito, ma al centro non c’è la disciplina bensì l’idea di Paese”
“Basta con la storia dei gufi e degli agguati. La prima è una sciocchezza, la seconda una canagliata”
intervista di Giovanna Casadio
ROMA «La sinistra dem non rema contro, direi che è tempo di finirla con questa storia di gufi e agguati al premier. La prima è una sciocchezza, la seconda una canagliata... ». Gianni Cuperlo, leader di Sinistradem, scalda i muscoli in vista della direzione del Pd di lunedì.
Cuperlo, siamo alle querele: De Luca denuncia Bindi che pretende le scuse del Pd. E in Liguria, Burlando accusa la sinistra dem di avere fatto perdere Paita. Il Pd è un deposito di veleni?
«Vedo il rischio e lavoro per evitarlo. Leadership e classi dirigenti si distinguono da come reagiscono alle difficoltà e la prima regola è rifuggire da vendette e capri espiatori. La Liguria è una sconfitta ma scaricarne la colpa sugli altri non aiuta a capire. Quanto a De Luca penso sia saggio che un uomo pubblico, quando assume un incarico istituzionale, eventuali querele le ritira non le deposita».
È la prima sconfitta politica per il Pd di Renzi?
«Penso che avere strappato 5 regioni su 7 sia un risultato importante, ma che non si possa ignorare di aver perso la metà dei voti di un anno fa. Siamo tornati alla percentuale delle politiche e questo dovrebbe impegnare tutti, maggioranza e minoranze, a una discussione seria».
Il 41% delle europee si allontana, ma anche la trasformazione del Pd in Partito della Nazione?
«E questa, se Dio vuole, è una buona notizia. Soprattutto per il significato che alla formula si è impresso. Quell’idea di un partito fast food capace di ingoiare tutti e tutto. Piegando la sinistra perché tanto su quel versante non c’è alternativa e sfondando l’altro campo con un grande partito piantato a centro scena. La realtà non funziona così e basta il dato deludente del Veneto a descrivere i limiti di quella impostazione».
La sinistra dem ha remato contro?
«Direi che è tempo di finirla con questa storia dei gufi e di agguati al premier. La prima cosa è una sciocchezza, la seconda una canagliata. Renzi ha vinto il congresso e deve guidare il Pd, ma questo voto rende giustizia alla battaglia di molti tra noi per correggere la delega lavoro, le riforme di Costituzione e legge elettorale, la buona scuola. Dovrebbe esser chiaro che quello era anche il modo per non spezzare il legame con una parte di società».
Nessuno si fida dell’altro Renzi della sinistra del partito e la sinistra del partito di Renzi -. E intanto crescono astensionismo e populismi?
«Io di Renzi voglio potermi fidare ma lui deve capire che una parte del Pd si batte per una sinistra di governo, aperta, inclusiva. Sono persone che non si adattano ad applaudire scelte che in passato hanno contrastato. Dipingere questo sentimento come il morto che afferra il vivo non aiuta a vedere dove siamo e temo precipiti il premier in una playstation».
Cosa consiglia a Renzi?
«Non avere paura di cambiare lo spartito».
Il Pd ha bisogno di un nuovo assetto?
«Questo lo valuterà il segretario. Io vedo un’ansia di compiacere che restituisce il profilo di un Paese segnato da trasformismi e lusinghe al potere, con il rischio di una classe dirigente inadeguata».
Resa dei conti in direzione, lunedì?
«Non è nel mio stile. Spero in una discussione franca. Dove dire che vogliamo un partito di nuovo radicato nel lavoro, nelle periferie, dove la società si organizza. E questo chiede a tutti, lo dico anche alle minoranze, uno scatto di ambizione, progetto, visione. Con SinistraDem lavoriamo per questo ».
A sinistra ci si organizza, Civati lancia il suo movimento e Vendola annuncia che presto ci sarà il nuovo partito. Lei traccheggia o pensa di approdare là?
«Io resto qui, anche perché credo nei ponti con quanto di buono c’è fuori da noi. Ma voglio un chiarimento su come si sta dentro un partito. Sono io a dire a Renzi: pensi che un tema del genere sia una questione solo di disciplina o non è tempo di discutere sull’idea di Paese, sui principi e sulle forze con cui presentarci agli elettori quando verrà il momento? Non rimpiango la vecchia ditta, sono per percorrere strade nuove perché resto convinto che senza una sinistra della speranza questo partito sbanda. Ma quella sinistra dev’essere una forza riconosciuta e non una testimonianza da esporre in vetrina o uno scalpo da esibire. Pensiamoci assieme».