mercoledì 3 giugno 2015

Repubblica 3.6.15
María Zambrano e Elena Croce lettere da un’amicizia
Pubblicato l’epistolario delle due intellettuali
Una corrispondenza che va dal 1955 al 1990 tra filosofia, memoria, storia e piccoli aneddoti
di Roberto Esposito


A PRESTO, dunque, e a sempre. Lettere 1955 1-990 è l’intenso titolo, evocativo di un’amicizia ininterrotta, della corrispondenza, finora inedita, tra Elena Croce e María Zambrano, pubblicata da Archinto con un saggio introduttivo e un prezioso apparato critico di Elena Laurenzi. Quello che la sua lettura produce non è solo uno straordinario aroma d’epoca – la Roma ancora internazionale, “aperta e segreta”, che accolse gli esuli spagnoli nella stagione buia della dittatura franchista. Certo, già i nomi di Croce e Ortega, di Unamuno e Machado, di Zolla e Bergamín, bastano a rievocare un paesaggio intellettuale di singolare profondità. Così come i riferimenti alle opere delle due interlocutrici – L’uomo e il divino e Persona e democrazia di María o In visita e Periplo italiano di Elena – immettono direttamente nel loro laboratorio creativo.
Ma ciò che traspare da queste pagine è qualcosa di più, di cui oggi si avverte la mancanza. Si tratta della maniera, sobria ed elegante, con cui due grandi protagoniste della cultura europea riescono ad articolare eventi pubblici e vicende personali, senza mai rompere l’equilibrio di misura e grazia che connota ogni singola lettera. Diverse per carattere e scrittura – più lirica e spirituale quella di Zambrano, più limpida e contenuta quella di Croce – le due donne alternano osservazioni penetranti sull’Italia liberata e la Spagna ancora prigioniera, sulle difficoltà degli esuli e su nuovi progetti editoriali, sulla figura dei Padri e sul destino dei figli. A prevalere, in quest’intreccio di pensiero e vita, più che punti di vista propriamente filosofici, sono i contorni delle cose e i profili delle persone, i colori e i sapori dell’esistenza romana, intessuta in una molteplicità di fili e di rapporti annodati intorno alla casa di Elena. Anche quando María è ormai lontana, il suo sguardo resta rivolto a quel punto di luce che neanche il tempo che passa riesce ad appannare: «Magari potessimo venire a Roma, o meglio tornare.
– scrive Zambrano dal suo nuovo esilio – Qui è molto bello e tutti ci trattano molto bene. Ma Roma è la casa, il centro, il nostro luogo naturale ». È questo senso di appartenenza a ciò che pure è estraneo a rendere ai suoi occhi l’Italia il Paese più vitale e libero d’Europa, quando già, alla metà degli anni Settanta, esso si avviava su una strada di incipiente declino, politico e sociale, ben presente invece allo sguardo, più critico, di Elena. E tuttavia, sono proprio queste differenze, di valutazione e di tono, a fare vibrare all’unisono le corde di un’amicizia davvero stellare.
IL LIBRO A presto, dunque, e a sempre ( Archinto pagg. 320 euro 20)