Repubblica 26.6.15
Ma la vergogna più grande è la disuguaglianza a scuola
Reddito e aspettativa di vita delle minoranze restano inferiori
di Nicholas Kristof
SUPPONETE che gli afro-americani contrassegnino il loro retaggio con bandiere raffiguranti la rivolta di Nat Turner nel 1831, in cui gli schiavi massacrarono circa 60 uomini bianchi prima di essere sopraffatti: la bandiera non celebrerebbe l’omicidio di bianchi, ma commemorerebbe semplicemente un evento centrale nella storia dei neri!
Supponete che i messicano-americani agitino una bandiera raffigurante la battaglia di Alamo: il punto non sarebbe celebrare la strage di texani, ma esprimere l’orgoglio delle origini messicane! È questo che significava per molti di noi lo stendardo di battaglia dei Confederati. Nat Turner almeno combatteva per la propria libertà, mentre lo stendardo dei Confederati rappresentava quelli che hanno combattuto contro la libertà, difeso la schiavitù, bastonato gli attivisti dei diritti civili – e, più recentemente, assassinato i neri che vanno in chiesa. Fa specie constatare la stessa avversione nell’opinione pubblica del Sud.
«Il vessillo di battaglia dei Confederati era l’emblema della sfida di Jim Crow al movimento dei diritti civili, dell’opposizione dei Dixiecrat (Partito democratico dei diritti degli stati) all’integrazione, e del terrorismo nazionale del Ku Klux Klan», rimarcava Russell Moore del Congresso dei Battisti del Sud. «I cristiani bianchi dovrebbero pensare al significato di quella bandiera per i nostri fratelli e sorelle afroamericani».
L’anno scorso, in America, c’è stato un dibattito molto più esteso sulle razze. Ma gran parte del dibattito sembrava polarizzare più che chiarire, lasciando le parti più trincerate che mai sulle loro posizioni, per cui ora è emozionante vedere un’ondata di azioni.
Lo Stato del South Carolina può finalmente togliere la bandiera dalla sede del Palazzo di Governo, l’Alabama ha rimosso quattro bandiere dei Confederati dalla sede del Campidoglio statale e il Missisipi potrebbe eliminare dalla bandiera statale la croce di battaglia dei Confederati. Walmart, Sears, Amazon, e-Bay non venderanno più prodotti con il simbolo degli Stati Confederati. Quindi non stiamo assistendo a dibattiti, ma ad azioni. Ma sono per certi aspetti illusorie: riguardano un simbolo, e ora, i loro progressi devono riflettersi sulle disuguaglianze razziali nel quotidiano.
La più grande vergogna dell’America nel 2015 non è un pezzo di stoffa. È che un ragazzo di colore ha un’aspettativa di vita inferiore di 5 anni a quella di un bianco; il reddito netto nel 2011 di una media famiglia nera corrispondeva a 6.314 dollari, contro i 110.500 dollari di una famiglia bianca; quasi due terzi dei bambini neri crescono in famiglie a basso reddito; più di un terzo dei bambini neri metropolitani sono avvelenati dal piombo (con danni cerebrali permanente) presente nelle vecchie vernici delle case sotto lo standard.
Più determinante di quella bandiera è il nostro carente sistema di rette scolastiche che perpetua la disuguaglianza. L’unico ente pubblico in cui l’America fornisce oltremodo servizi agli afroamericani è la prigione. I ventenni neri privi di un diploma di scuola superiore hanno più probabilità di essere incarcerati che impiegati, secondo una ricerca del National Bureau of Economic Research.
Quindi sono favorevole alla rimozione degli stendardi di battaglia confederati, ma ora passiamo dai gesti simbolici a quelli concreti. Via le bandiere degli Stati Confederati da tutto il Paese! E poi occupiamoci della maggiore sciagura nazionale: nel 2015, molti bambini non hanno ancora uguali opportunità a causa del colore della loro pelle.
(© 2015 New York Times News Service Traduzione di Ettore C. Iannelli)