martedì 23 giugno 2015

Repubblica 23.6.15
Scuola, verso la fiducia Renzi:decide il Senato Altolà della sinistra Pd
Speranza: “La riforma va condivisa o diventa una sconfitta”
Pronto il maxiemendamento del governo con 103 mila assunti
di Francesco Bei e Corrado Zunini


Il ministro Giannini: “Ora tutto dipenderà dalla risposta che verrà data alla richiesta di ritiro degli emendamenti” Senza un accordo con le opposizioni, l’esecutivo chiederà giovedì prossimo il voto di fiducia sul suo testo
PROF CONTRO Il sit in organizzato al Pantheon dai sindacati degli insegnanti durante l’esame della riforma della scuola alla Camera. Ora il testo è a Palazzo Madama. Il governo punta all’approvazione entro la fine di giugno

ROMA . «Deciderà il Parlamento». Senza sbilanciarsi sulla questione di fiducia, Matteo Renzi implicitamente lascia intendere che la strada è ormai tracciata: «È del tutto evidente che se la riforma passa ci saranno 100 mila assunzioni, se la riforma non passa o non passa in tempo le assunzioni saranno quelle del turn over, che sono circa 20-22mila persone». È questa la strategia di Palazzo Chigi, rovesciare sulle opposizioni e sulla minoranza interna del Pd la responsabilità delle mancate assunzioni dei precari. E della fiducia. «La fiducia — osserva infatti il ministro Stefania Giannini — dipenderà dalle risposte delle opposizioni rispetto al ritiro dei tanti emendamenti». Il premier ribadisce l’impostazione degli ultimi giorni: «Con la riforma del governo cambia il modello di scuola, con l’introduzione dell’organico funzionale e quindi la possibilità di avere più professori. Se rimane il sistema di oggi non si possono assumere i 100mila professori ».
Si è arrivati comunque allo show down finale, visto che stamattina ci sarà la riunione decisiva della commissione cultura di Palazzo Madama, quella in cui i relatori presenteranno l’emendamento al testo base su cui si è lavorato fino all’ultimo. Ieri sera, dalle 19 alle 23 riunione tecnica tra il ministero dell’Istruzione, i relatori e gli esponenti del Pd più vicini all’argomento. Si è iniziato a perfezionare il testo per cercare di trovare un accordo (difficile) con le opposizioni e in particolare con i due dem dissidenti: Walter Tocci e Corradino Mineo. Il ddl, di fronte a un mancato accordo in commissione, diventerà il maxi-emendamento che dovrebbe essere presentato giovedì prossimo in aula al Senato dal ministro Boschi. E su quello sarà apposta la fiducia. Nell’ultima versione che circolava ieri notte ci sono alcune novità di rilievo. Sul piano delle assunzioni i relatori hanno reinserito nel piano “primo settembre” gli idonei del concorso 2012, che la Camera aveva rimandato al 2016. Il numero delle stabilizzazioni totali sale da 101.701 a 103.000, ma le Graduatorie di prima fascia non saranno svuotate. Saranno tutti assunti giuridicamente anche se, visto il protrarsi dei tempi, alcuni entreranno in ruolo soltanto nel corso dell’anno accademico 2015-2016. Per i supplenti che hanno insegnato per più di 36 mesi, anche non continuativi, e oggi sono in seconda e terza fascia, ci sarà un punteggio aggiuntivo per il concorso 2016 (via la quota di riserva del 50 per cento). Si torna al testo della Camera sul mandato dei presidi: nessun vincolo, la continuità didattica necessità di un preside con più mandati. Il Comitato di valutazione sarà composto da sette membri: il preside, quattro insegnanti (prima erano due) insediati metà dal Consiglio d’istituto, metà dal collegio docenti. Restano nel comitato i genitori e gli studenti, con pieni poteri. Si è messo un tetto allo “school bonus”, le donazioni private, di 100 mila euro.
Un altolà alla fiducia arriva da Roberto Speranza, leader dell’area bersaniana: «Sarebbe una sconfitta per il Parlamento». Le opposizioni non danno segno di arretramento, prefigurando un braccio di ferro al Senato: «Renzi è alla disperata ricerca di un capro espiatorio per giustificare la decisione di far saltare le assunzioni dei precari pur di portare a casa a colpi di fiducia l’intera riforma della scuola», sostengono i senatori del M5s. Sel parla di un «ricatto ignobile e indecente» da parte del governo.