lunedì 1 giugno 2015

Repubblica 1.6.15
Quelle pasticche da migliaia di euro
Ecco l’invasione dei superfarmaci
di Michele Bocci


L’ULTIMO arrivato si chiama ivacaftor e serve a curare una delle forme di fibrosi cistica. È entrato nel sistema sanitario italiano questo maggio a 18mila euro per ogni confezione di 56 compresse, che dura un mese. Ogni persona colpita da questa importante e grave patologia costa quindi, di partenza, oltre 200mila euro all’anno. Anche se si tratta di un problema raro perché si stima che in Italia ci siano circa 120 malati, la spesa totale per la cura potrebbe raggiungere i 24 milioni. Dato per scontato che chi sta male va curato, è giusto riconoscere all’industria cifre così importanti per un medicinale? Proprio il Kalydeco (questo il nome commerciale della molecola) ha scatenato negli Usa un grande dibattito su questo tema. Ed oltretutto è solo uno dei nuovi superfarmaci in arrivo, che promettono di abbattersi come una tempesta sui sistemi sanitari.
Big pharma inventa meno medicinali importanti di una volta ma quando azzecca la molecola, o comunque ci arriva vicino, se la fa pagare a peso d’oro. E così il sofosbuvir, il medicinale contro l’epatite C, non è il solo a tenere in apprensione agenzie regolatorie e ministeri di mezzo mondo. La sua storia, con una trattativa serrata tra Aifa e l’azienda produttrice Gilead che ha portato ad un acquisto da parte dell’Italia di 50mila confezioni a prezzi che grazie ad un meccanismo di sconti vanno da circa 40mila a 4mila euro a trattamento, rischia di non essere isolata. E visto che il farmaco sta creando polemiche tra le Regioni e Aifa e sta pure facendo arrabbiare le associazioni di pazienti che vorrebbero fossero curate più persone, non c’è molto da stare allegri.
Tumori, epatite C e l’Hiv, problemi del sistema nervoso centrale, Alzheimer, sclerosi multipla, Parkinson. Sono queste le malattie per le quali si attende l’arrivo di nuovi, carissimi, farmaci. In certi casi sono molto diffuse, in altri rare. Il direttore di Aifa, Luca Pani, ha già lanciato l’allarme da tempo: «Nei prossimi anni si prospetta un quadro in mutamento, bisogna lavorare a strategie di negoziazione a livello globale, che tengano conto degli sviluppi del settore e dall’arrivo di farmaci molto costosi».
L’ultima lista dei prodotti “innovativi” dall’agenzia del farmaco è composta da 18 medicinali, tutti costosi. Dentro ci sono le varie molecole contro l’epatite C ma anche medicinali oncologici come l’iplimumab che aumenta la sopravvivenza per il melanoma e costa dai 4mila ai 17mila euro a flacone, a seconda del dosaggio (e potrebbe essere superato da una nuova molecola, il pembrolizumab).
Uno dei tempi sollevati dai superfarmaci è quello di come vengono stabiliti i prezzi.
La loro genesi è misteriosa, non si capisce se sono giustificati. Alle aziende farmaceutiche basta inventare un prodotto nuovo per poter sparare alto. Ma sanno accontentarsi se in certi contesti non ci sono soldi. E infatti le case farmaceutiche (è il caso proprio del sofosbuvir) possono offrire lo stesso prodotto a 50 mila euro a un Paese e mille ad un altro, magari africano. «Non esiste letteratura scientifica dei prezzi», dice il farmacologo Silvio Garattini, che auspica «una trattativa europea per ogni farmaco, così da avere costi più bassi». E poi bisogna fare attenzione quando si introducono nuovi farmaci. «La legislazione europea - è ancora Garattini a parlare - dice che devono avere qualità, efficacia e sicurezza ma non parla del valore terapeutico aggiunto. E così arrivano prodotti nuovi che non cura meglio di quelli già esistenti». Non sempre i superfarmaci segnano un vero progresso.