venerdì 19 giugno 2015

Repubblica 19.6.15
Lo scrittore Jussi Adler-Olsen
La Danimarca va a destra “Inizia l’era dell’egoismo, brutto segno per l’Europa”
“Su di loro nessuno parla chiaro: così si apre la strada ai populisti”
intervista di A. T.


«IL CENTRODESTRA sta vincendo, e dovrà allearsi con i populisti euroscettici per governare. Lo dicono gli exit poll delle elezioni politiche danesi di ieri dominate dalle paure dell’immigrazione e della perdita del welfare. I “Blu” (liberalconservatori) di Rasmussen sono in vantaggio, 90 seggi contro gli 85 dei “Rossi” di Helle Thorning Schmidt, la “regina dei selfie” da siparietto con Obama che ingelosì Michelle. «Pessimo segnale per le sinistre europee. Purtroppo i miei timori sembrano avverarsi », dice Jussi Adler Olsen, il massimo scrittore danese del momento, pubblicato in Italia da Marsilio con
L’effetto farfalla, in uscita. Come il suo commissario Franck Moerck, la Danimarca affronta scelte dure.
Perché tanta rabbia nel paese definito dall’Onu «il più felice nel mondo »?
«Clima confuso. Per i danesi è divenuto, un po’come per voi italiani, molto difficile fidarsi delle promesse dei politici. Perché sul tema dell’immigrazione percepito come drammatico nessuno parla chiaro, a parte gli slogan duri d’intolleranza di destra e populisti».
Il governo di Thorning Schmidt sta perdendo, che ne dice?
«È un governo che pur sempre ha fatto molto meglio dei dieci anni precedenti di centrodestra: crescita economica, fermezza sull’immigrazione, difesa dello spirito solidale che è nocciolo duro costitutivo del modello scandinavo senza dimenticare che viviamo nel mondo globale. E difesa dello spirito di compromesso. Mentre le destre vorrebbero governare in nome di poco più di metà del paese ».
Sul grande tema europeo dell’immigrazione cosa significa se la destra vince?
«In Danimarca solo un governo di sinistra accetterebbe una soluzione europea e solidale con l’Italia a fronte dell’emergenza-Mediterraneo che il vostro paese affronta. La destra no, è antisolidale».
Antisolidale in Scandinavia, anche sui migranti? Che significa?
«Significa che gli anni di governo della destra, specie quelli col premier Anders Fogh Rasmussen, conservatore da Tea Party poi divenuto superfalco antirusso segretario della Nato, hanno aperto le porte alla cultura dell’egoismo e del portafoglio nell’area culturale del modello scandinavo. Dopo la stagione della destra al governo parlar male di poveri, disoccupati, anziani, stranieri e altri “fardelli” del welfare non è più tabù. Poi si dice “prendiamo solo i migranti qualificati”, insomma derubando i talenti ai paesi poveri. E intanto nel trend dell’esculsione la perdita di paradigmi in Europa con nuove destre radicali che si dicono anti-islamiche in nome dei diritti delle donne, è letale».
Quanto sono pericolosi i vostri populisti?
«Il Partito popolare danese è un Giano bifronte. Può essere la parte migliore di una nuova maggioranza non socialdemocratica, perché dei valori costitutivi socialdemocratici ha fatto propria la solidarietà coi deboli. Ma è euroscettico e antistranieri in un cupo stile protezionista. Se hanno successo, è anche colpa del verticismo dell’Unione europea che ci appare lontana dai cittadini d’Europa. Il grave segnale di crisi danese del modello nordico e dei valori europei è che in questa campagna elettorale per la prima volta non si è mai parlato di cultura. Eppure confido che l’ intelligentsia , punta di lancia della società civile, saprà salvarci dai venti di destra. Non è ancora un paradiso perduto».

L’AUTORE Dopo l’esordio nel 2007 con la serie della “Sezione Q” guidata da Carl Mørck, Jussi Adler-Olsen è oggi uno degli autori danesi di gialli più venduti nel mondo.
Tra i suoi libri La donna in gabbia (2011)e Paziente 64 (2014), che sono editi da Marsilio