martedì 16 giugno 2015

Repubblica 16.6.15
L’Europa non può far fallire la Grecia
Lunedì nero in Borsa Grexit, i timori di Draghi: “Acque inesplorate”
di Timothy Garton Ash


L’EUROPA deve salvare la Grecia. Mantenerla nell’Eurozona avrà conseguenze negative ma peggio sarà se ne esce, questo non solo sotto il profilo economico, ma umano, geopolitico e storico. L’Europa non sarebbe mai più la stessa. Ero in Grecia due settimane fa e ne ho avuto l’impressione ogni piè sospinto, sostando sull’antico colle della Pnice, che ha dato i natali alla democrazia, parlando con i vertici dell’imprenditoria, con giornalisti e accademici.
ACCADEMICI molti dei quali ferocemente critici nei confronti dell’attuale governo di Syriza. Ma da quando sono rientrato nel Nord Europa, prima in Inghilterra, in Belgio e, ora, in Polonia, incontro non solo una relativa indifferenza rispetto a questa problematica, ma anche due pericolose illusioni.
La prima è che questo “gioco del coniglio” tra Grecia e Germania si concluderà in qualche modo all’ultimo momento con un classico, incomprensibile compromesso nello stile di Bruxelles. La seconda, nutrita talvolta in alternativa alla precedente, è che il Grexit avrà comunque poco peso: la Grecia rappresenta meno del 2 per cento della produzione economica dell’eurozona e quest’ultima dispone oggi di paratie stagne che impediscono all’incendio di propagarsi agli altri paesi del Sud Europa. Perché mai, dall’Irlanda alla Lettonia, gente che lavora sodo, che si è votata con sacrificio alle riforme strutturali e all’austerità, dovrebbe continuare a pagare per chi non lo ha fatto? Forse in fin dei conti l’uscita della Grecia sarebbe un bene per tutte le parti in causa. Partiamo dalla prima illusione. Intanto non si tratta di un’eventualità remota, potrebbe succedere domani. I depositi bancari in Grecia calano come il livello dell’acqua in un serbatoio con una falla. I ricchi hanno già portato la maggior parte del loro denaro fuori dal Paese e i poveri mettono i soldi sotto il materasso. Un’altra ondata di panico, una corsa alle banche e saranno introdotti controlli sui movimenti di capitale. Zeus solo sa cosa succederebbe. Forse sarebbe ancora possibile un salvataggio tramite una sorta di default negoziato in seno all’eurozona, ma solo il più irresponsabile dei teorici dei giochi potrebbe contarci. E perché il Grexit avrebbe peso contro la seconda illusione? Tanto per cominciare, i mercati capirebbero che l’adesione all’eurozona non è irreversibile. Il contagio ai titoli di Stato della nazione debitrice dell’Eurozona seconda in ordine di debolezza non sarebbe probabilmente immediato, ma ogni nuova crisi in un’economia debole è potenzialmente in grado di innescare una speculazione aggressiva.
Poi viene il costo economico e quindi umano sostenuto in Grecia. Inutile dire che la Grecia non avrebbe mai dovuto entrare nell’Eurozona e che quest’ultima non avrebbe mai dovuto essere posta di fronte a un negoziato così inquinato. Inutile dire che nei primi anni dell’euro i governi greci clientelari che ebbero accesso ai prestiti al tasso tedesco non fecero che peggiorare la situazione, in combutta con i loro oligarchi; che la medicina post crisi prescritta dalla Germania e dal Fmi era pressoché destinata a peggiorare le condizioni di un paziente così malato; che il paziente faceva solo finta di prendere la medicina; e così via.
Sia di chi sia la colpa, resta fatto che molti greci hanno sofferto in maniera tremenda. Stando ai dati freddi, quelli delle statistiche ufficiali, la spesa reale nell’economia greca è diminuita di circa un terzo nell’arco di sette anni e la disoccupazione colpisce un giovane su due. Un dato ancor più ‘freddo’: dal 2010 il numero dei suicidi è aumentato di oltre il 35 per cento. Tutti i greci si chiederanno a che scopo patire così. Dato che il sistema politico del Paese è ancora e sempre quello inventato nell’antica Atene e esercitato sulla Pnice, questo misto di rabbia e disperazione troverà espressione nelle urne. A meno di un qualche miracolo sfocerà in un governo ancor più radicale, populista e nazionalista, di destra o di sinistra che sia.
Le conseguenze sarebbero gravi per tutta l’Unione europea e per la posizione che occupa nel mondo. Il governo greco radicale post—Grexit potrebbe, ad esempio, tanto per cominciare, porre il veto all’ulteriore estensione delle sanzioni alla Russia per l’Ucraina. Anche se Mosca in realtà non offrirà molto in termini economici, sarà più che lieta di giocare la carta politica della solidarietà tra due grandi nazioni di fede ortodossa. Quanto alle migliaia di rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa che già arrivano dall’altra sponda del Mediterraneo, Atene non avrebbe alcun incentivo a non passarli immediatamente a quei ricchi europei che (agli occhi della maggior parte dei greci) l’hanno piantata in asso.
Quindi anche se in cuore non avete neppure un briciolo di solidarietà per i greci, se in testa avete un cervello e vi interessa il futuro dell’Europa, capirete perché dobbiamo necessariamente salvare la Grecia
Traduzione di Emilia Benghi