sabato 13 giugno 2015

Repubblica 13.6.15
Il teologo Giovanni Cereti
“Una mossa per unire le confessioni”
intervista di P.R.


CITTÀ DEL VATICANO «Mi sembra tutto molto chiaro: il vescovo di Roma Jorge Mario Bergoglio vuole la piena comunione con gli ortodossi e in generale con tutte le Chiese e le comunità cristiane; ogni passo utile in questo senso è da lui percorso e, nello stesso tempo, cercato, desiderato ». Giovanni Cereti, fine teologo, esperto di ecumenismo, rettore dell’Abbazia dei genovesi nella chiesa di San Giovanni Battista in Trastevere a Roma, è abituato alle risposte a braccio di Papa Francesco date in occasione degli incontri col clero. Già lo scorso 10 febbraio, infatti, fu lo steso Cereti a chiedere al Papa durante un colloquio coi sacerdoti di Roma avvenuto sempre in Laterano, di fare qualcosa per i sacerdoti di rito latino impossibilitati a sposarsi.
Francesco la sorprende?
«Fin dall’inizio del pontificato. Si presentò come vescovo di Roma. E non fu un’uscita a caso. Era consapevole, credo, che per gli ortodossi la questione del primato di Pietro è argomento delicato. Come vescovo di Roma egli è riconosciuto da tutti i cristiani. Per questo ha insistito su quel titolo».
La Chiesa ortodossa non riconosce il primato?
«Fin dalle origini la Chiesa ortodossa riconosce un primato “nella carità” o “di onore” al vescovo di Roma, ma ritiene che non sia valido finché continua la suddivisione tra chiesa orientale ed occidentale successiva al Grande Scisma; le Chiese protestanti, invece, non riconoscono nessun primato, né al Papa né ai patriarchi delle chiese orientali, in quanto reputano che l’istituto papale non sia in accordo con le Sacre Scritture».
La disponibilità a una data comune sulla Pasqua potrà essere davvero significativa sulla strada
dell’unità?
«È difficile rispondere. Intanto è un tassello non secondario. Certo, ritengo ne dovranno seguire di ulteriori. Ognuno a suo tempo. Ma credo che il Papa saprà come fare».
Già il Concilio Vaticano II cercò una data comune.
«È vero. Ma poi non si arrivò a una soluzione. Ed è una cosa triste che i cristiani celebrino la medesima festa in momenti separati. Ogni seprazione o divisione, del resto, è motivo di tristezza».
A suo avviso dietro l’annuncio dato ieri da Francesco ci sono soltanto motivazioni di stampo ecumenico?
«Le ragioni ecumeniche sono evidenti a tutti. Inoltre mi sembra di poter rilevare anche dei motivi dettati dalla necessità di arrivare a una testimonianza comune. L’arrivo a una data uguale per tutti è anche in questo senso un aiuto».
(p.r.)