sabato 13 giugno 2015

Repubblica 13.6.15
Tutti i rischi dei voti agli insegnanti
risponde Corrado Augias


CARO AUGIAS, valutare i docenti non solo è giusto: è doveroso. Sono insegnante anch’io e sono convinta di fare del mio meglio, così come i miei colleghi. Siamo tutti molto impegnati e mossi dalle migliori intenzioni. La valutazione del docente non può certo essere la vendetta dello studente pigro o della famiglia arrogante, ma dovrebbe essere il legittimo controllo di organismi preparati e, appunto, competenti, affinché tutti gli studenti abbiano garanzia di ricevere un insegnamento di qualità. Se la considerazione sociale della categoria non è delle migliori, è anche conseguenza del nostro rifiuto, come docenti, di un qualsiasi tipo di controllo.
Questo rifiuto ci rende, agli occhi delle famiglie, complici degli abusi e degli errori che ancora accadono in alcune scuole. Si tratta del futuro dei ragazzi e del nostro futuro come società. Non può essere lasciato nelle mani della fortuna, non può prescindere da responsabilità individuali e politiche.
Nadia De Santis, Torino — nadia.desantiskibi@gmail.com
LA QUESTIONE di una possibile valutazione divide la categoria. Né da questo osservatorio né dalle manifestazioni di piazza è possibile dire quale sia e di che consistenza, la possibile maggioranza. Accanto alla lettera della professoressa De Santis ho ricevuto per esempio quella di Giovanni Polizzi (giovanni- polizzi@libero.it): «In ambito scolastico non vale il principio della dipendenza funzionale perché nella scuola non accade, come altrove, che il superiore abbia nei riguardi delle attività una conoscenza migliore. Accade il contrario: gli insegnanti sono spesso più competenti del dirigente. Occorrerebbe definire meglio il rapporto tra la funzione del dirigente (spesso di tipo gestionale) e la funzione docente (in prevalenza didattica); naturalmente interagiscono ma non in una logica di dipendenza, come conferma anche il principio della libertà d’insegnamento. Non si tratta di volersi sottrarre a una doverosa valutazione ma di affidarla a organismi dotati della necessaria competenza». Ci sono anche lettere di insegnanti che motivano il rifiuto di una valutazione. Ad esempio Gianfranco Mosconi: «un docente preparato e serio può essere perfino malvisto dal preside; proprio perché più esigente, scontenta le famiglie interessate più alla promozione che alla vera formazione dei figli. E che dire di quei presidi che si sentono depositari di ogni sapere e pretendono di intervenire perfino su materie che non conoscono?». Di parere diverso Alessandro Mazzini (liceo Manzoni, Milano): «la riforma Renzi va nella direzione giusta, è anzi timida. Bisognerebbe introdurre la possibilità di licenziare quei docenti che non fanno il proprio dovere e trasformare la scuola in una realtà analoga al restante mondo del lavoro». Per ciò che vale la mia opinione, credo che la valutazione andrebbe reintrodotta, purché con ogni migliore garanzia contro errori o abusi.