sabato 20 giugno 2015

La Stampa 20.6.15
Una carriera lampo “benedetta”da Bertone
Bruciate tutte le tappe fino all’arrivo in Vaticano
di Andrea Tornielli


La rapida carriera ecclesiastica del cardinale Giuseppe Versaldi, passato in soli 5 anni da monsignore a vescovo e quindi a porporato curiale, è stata determinata dal rapporto che lo lega da anni all’ex Segretario di Stato Tarcisio Bertone.
Giuseppe Versaldi nasce a Villarboit, comune del vercellese, nel luglio 1943. Studia nel seminario di Vercelli e viene ordinato prete nel 1967. Fa dapprima la guida spirituale di un gruppo di seminaristi liceali, quindi nel 1972 viene inviato dal vescovo a Roma a studiare Psicologia e Diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana. Nel 1976 fonda il consultorio familiare diocesano a Vercelli, l’anno successivo diventa parroco di Larizzate, nel 1980 ottiene il titolo di avvocato rotale e ha incominciato a insegnare Diritto canonico e Psicologia presso la Gregoriana. Gli studenti hanno un buon ricordo di lui.
Nel giugno 1991 Giovanni Paolo II nomina arcivescovo di Vercelli monsignor Tarcisio Bertone. Versaldi collabora strettamente con il suo nuovo superiore e lo aiuta a risolvere alcuni problemi finanziari creatisi nella diocesi. Nel 1994, un anno prima di essere richiamato a Roma, Bertone lo nomina vicario generale. Nel 2007, pochi mesi dopo che Bertone è diventato Segretario di Stato del nuovo Papa Benedetto XVI, arriva la prima significativa promozione per Versaldi: la nomina a vescovo di Alessandria.
Visto il legame con il numero due della Santa Sede, i suoi nuovi diocesani hanno l’impressione che Versaldi sia di passaggio, in attesa di incarichi maggiori. Si fa il suo nome per la diocesi di Torino, ma l’ipotesi sfuma. In quel periodo Bertone gli fa scrivere diversi articoli sull’Osservatore Romano in sostegno dell’azione riformatrice di Ratzinger.
Nel febbraio 2010, mentre infuria il caso Boffo e viene messa in discussione la gestione bertoniana della Segreteria di Stato, Versaldi sente di non poter tacere. Prende carta e penna, scrive un’appassionata difesa di Bertone sul quotidiano «Avvenire»: «Io non oso definirmi (suo) amico a motivo della venerazione che porto verso il cardinale...», afferma, precisando che se Benedetto XVI lo ha scelto per quel posto delicato, lo ha fatto avendo una conoscenza diretta di lui, «forse per cancellare quella “sporcizia” nella Chiesa che da cardinale Ratzinger aveva denunciato». Poco più di un anno dopo la chiamata a Roma arriva anche per Versaldi: presidente della Prefettura per gli affari economici. Nel febbraio 2012, durante il concistoro più curiale, italiano e bertoniano del pontificato di Ratzinger, riceve la berretta rossa. Al Sinodo dell’ottobre successivo, fa discutere un suo intervento, nel quale spiega che in caso di cattiva amministrazione dei beni ecclesiali «deve valere nella Chiesa la medicina della correzione fraterna».
Prima della denuncia all’autorità serve « il confronto personale: trasparenza non significa automaticamente pubblicizzazione del male che porta allo scandalo». L’ultimo incarico che deve a Bertone e Ratzinger è la nomina a «delegato pontificio» dell’Idi, il 18 febbraio 2013, dopo l’annuncio della rinuncia di Benedetto. A marzo Francesco lo ha nominato «ministro» dell’educazione cattolica.