venerdì 19 giugno 2015

La Stampa 19.6.15
Iva, pensioni, statali e lavoro
Cosa divide Bruxelles e Atene
La ricetta anti-crisi impossibile da digerire
di Alessandro Barbera


Per salvare la trattativa fra i creditori europei e il governo Tsipras «ormai ci vorrebbe un miracolo», spiegano i negoziatori di Bruxelles. Prima che sui dettagli tecnici, le parti sono sempre più distanti nei toni. L’opinione pubblica greca non regge le richieste europee e, viceversa, quella europea - in particolare quella tedesca e dei Paesi che hanno avuto la Troika in casa come l’Irlanda - non accetta ulteriori concessioni per Atene dopo sei mesi di estenuanti tira e molla. In ogni caso è sulla ricetta per uscire dalla crisi, sulla somma delle richieste inevase che la Grecia è finita con un piede fuori della zona euro. Sono essenzialmente quattro i punti sui quali le posizioni sono distanti: l’aumento dell’Iva, le pensioni, la riforma del settore pubblico e del mercato del lavoro. In più c’è la richiesta greca di una nuova ed immediata ristrutturazione dello stock di debito.
Iva: Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha ipotizzato aliquote fra il 6 e il 21-22 per cento. L’Europa ha chiesto di salire oltre il 22 e la fine di una serie di esenzioni come quella per i carburanti. Il presidente della Commissione Jean Claude Juncker si è detto disponibile a mantenere aliquote agevolate solo per l’energia elettrica e i medicinali. Invece di aumentare l’Iva oltre una certa soglia, Atene propone di aumentare le tasse sui più ricchi, su videolotterie e tabacchi. Poste, agli occhi dei creditori, troppo aleatorie.
Pensioni: Nei documenti consegnati ai negoziatori la Grecia ha promesso l’aumento dell’età di uscita dei dipendenti pubblici, ma la media salirebbe a 58,5 anni solo nel 2020, mentre l’Ue chiede da subito di salire a 60 e, come già avvenuto in Italia, l’innalzamento fino a 67 anni della soglia per il ritiro dei dipendenti privati. Nel complesso, l’ex Troika chiede un taglio della spesa pari a un punto di prodotto interno lordo.
Riassunzioni: Con le riforme approvate a partire dal 2008 il numero dei dipendenti pubblici in Grecia è sceso notevolmente. Proprio per questo una delle questioni che ha reso più tesi i rapporti fra Bruxelles e Atene è stata la decisione del governo Tsipras di riassumere quindicimila dipendenti licenziati dall’esecutivo precedente.
Lavoro: Anche in questo caso l’oggetto del contendere ha a che vedere con le intenzioni politiche prima che con misure effettivamente attuate. Il governo di centro-destra aveva infatti imposto una dura riforma del mercato del lavoro e la prevalenza dei contratti aziendali su quelli nazionali. Uno dei punti qualificanti della piattaforma elettorale di Syriza prevede invece il ripristino del contratto unico e l’innalzamento del salario minimo.