lunedì 15 giugno 2015

La Stampa 15.6.15
Così il Muos fa vacillare i rapporti con gli Usa
La costruzione del Muos è da anni osteggiata dalla popolazione di Niscemi che ne denuncia i rischi per la salute
L’impianto in Sicilia, bloccato dal Tar, è l’unico ancora inutilizzabile Per Washington è strategico nelle operazioni anti-terrorismo
di Paolo Mastrolilli


L’Ucraina, certo, con tutte le differenze emerse sulle sanzioni alla Russia, e ora probabilmente sullo schieramento militare nei paesi Nato al confine con Mosca. Più di questo, però, il Muos rischia di emergere nei prossimi mesi come il problema bilaterale più complicato fra Stati Uniti e Italia. Il blocco per la costruzione in Sicilia di questo centro di comunicazioni, deciso a febbraio dal Tar di Palermo, è infatti non solo un serio contrattempo strategico per Washington, ma anche una contraddizione della collaborazione necessaria a contrastare la minaccia comune del terrorismo, affacciato ormai sulle coste dell’Africa settentrionale.
La base bloccata
Il Mobile User Objective System è un sistema globale per la comunicazione costruito dalla Lockheed Martin, che serve a creare una rete satellitare in grado di coprire tutto il mondo. Lo scopo è facilitare le trasmissioni sugli apparecchi mobili, a partire dai cellulari. Oltre agli strumenti in orbita, ha quattro basi a terra: l’Australian Defence Satellite Communications Station di Kojarena, nell’Australia occidentale; la Naval Satcom Facility di Northwest Chesapeake, in Virginia; la Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific, alle Hawaii; e la Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi, in Sicilia. L’unica ad essere bloccata è proprio la base italiana, dove andrebbero attivate tre antenne paraboliche con un diametro di 18 metri e un’altezza di 25, e due elicoidali, pensate per favorire la trasmissione fra i satelliti. L’ultimo stop è arrivato il 13 febbraio scorso dal Tar, fondamentalmente per due ragioni: primo, il danno ambientale ad una zona vicina alla riserva naturale protetta della «Sughereta di Niscemi», dove sarebbero scaduti i permessi per costruire; secondo, il mancato studio dei rischi che la struttura pone alle attività dell’aeroporto di Comiso. Poi c’è la questione sanitaria. Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha certificato che il Muos non pone rischi per la salute degli abitanti vicini, ma due esperti contestano le conclusioni.
L’angolo morto
Il problema è che con la mancata attivazione di Niscemi, un quarto del globo resta scoperto da questo sistema di comunicazioni, e si tratta proprio di quello più caldo del momento. Gli americani non fanno un collegamento diretto fra il Muos e le operazioni anti terrorismo in corso in Africa settentrionale, perché sono un vitale interesse strategico comune, ma proprio per questo la contraddizione appare evidente: come può l’Italia chiedere aiuto agli Usa per difendersi dall’Isis che infiltra la Libia, e poi tappare un orecchio fondamentale per le comunicazioni militari nella regione? Per fare un esempio, una persona in difficoltà a Tripoli potrebbe non riuscire a parlare con chi dovrebbe soccorrerla, proprio perché le antenne di Niscemi sono spente.
Gli Usa faticano a capire come un tribunale amministrativo regionale possa bloccare le decisioni prese dal governo, nella sua veste di depositario delle relazioni internazionali, dopo che uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha concluso che «l’installazione del Muos non impatterebbe negativamente sulla salute della popolazione», pur richiedendo «un’attenta e costante sorveglianza sanitaria». C’è forse una convenienza politica a non agire? Se la risposta non arriverà entro la fine dell’anno, il Muos rischia di provocare un serio attrito bilaterale.