mercoledì 10 giugno 2015

La Stampa 10.6.15
Canfora e Augusto, la storia delle storie
di Elena Loewenthal


C’è una storia, nel mondo antico ma anche moderno, che è la storia delle storie. Qualunque narrazione politica la richiama in sé, da Tacito a Shakespeare, perché è il genoma dell’occidente. Dura poco più di un decennio, dal 44 al 31 a.C., dalla morte di Cesare a quella di Antonio. Viene chiamata Guerra Civile Romana; in realtà è la fase finale della Rivoluzione Romana, in cui si produce un rovesciamento: dal governo dei più o meno presentabili molti si passa a quello di un solo uomo, all’inizio garante della continuità; l’orologio della storia riporta le sue lancette alla forma primitiva del governo umano, che i tirannicidi greci e i cesaricidi romani ritenevano di avere liquidato. Questa sorta di ora legale della storia, che l’occidente ripropone a ogni zenit del sole del progresso, a sua volta si ripete ciclicamente: la Rivoluzione Francese e Bonaparte; la Rivoluzione Russa e Stalin.
C’è uno storico del mondo antico, ma anche moderno, che ha studiato questa parabola nel suo prodursi e snodarsi lungo il corso degli evi. Luciano Canfora, osservatore partecipe della vicenda sovietica e del suo impatto sulla cultura politica del secondo Novecento, esperto di Cesare e Augusto quanto di Napoleone, ha vagliato con mente lucida gli archivi globali dell’antichità e della modernità. Ha ripercorso il labirinto, ne è uscito e ne ha fornito, in un ultimo e definitivo libro (Augusto figlio di dio, Laterza, 565 pp. 14 €), la prima mappa attendibile. La padronanza assoluta delle fonti e dei loro linguaggi gli ha permesso di illuminare l’affastellarsi di testimonianze, narrazioni, interpretazioni false e autentiche su cui si sono arrovellati per secoli i filologi e gli storici, i politici e i filosofi della politica, rendendole improvvisamente intelligibili al nostro tempo come se fossero contemporanee.
In fondo al labirinto, un’erma bifronte: da un lato ha il volto di un ragazzo, Ottaviano, che si fece principe; dall’altro quello di un uomo, Cicerone, che lo immaginò. Ricostruendo l’imprinting della politica occidentale Canfora ci rivela quale umana e terribile cittadinanza tra le forze della storia abbia il pensiero degli intellettuali, che ne sono sempre, e forse giustamente, le prime vittime.