lunedì 1 giugno 2015

La Stampa 1.6.15
L’astensionismo in crescita
Toscana e Marche sotto il 50%
Le polemiche politiche tengono gli elettori lontani dai seggi per le Regionali
di Francesca Schianchi


Hanno avuto un bel da sgolarsi leader e candidati vari a invitare tutti ad andare a votare. Come temuto e previsto, ieri a esprimere la propria preferenza per rinnovare governatori e consigli regionali è andato poco più del 50% degli elettori. Un po’ meglio le comunali (si è votato in 17 capoluoghi di provincia, tra cui Venezia, Agrigento, Mantova, Nuoro) che segnano una percentuale attorno al 65%, comunque più bassa delle precedenti elezioni omologhe, nelle quali era del 73%.
I risultati
Ma se l’attenzione era sulle sette regioni al voto - Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia - il primo vincitore si può dire sia stato l’astensionismo. Lì dove cinque anni fa, alle precedenti regionali, aveva votato in tutti questi territori oltre il 60%, stavolta, complice una bella domenica di sole al centro di un ponte festivo, il voto concentrato in una giornata unica anziché essere prolungato fino al primo pomeriggio di lunedì come in passato, ma anche (soprattutto) veleni e polemiche di campagna elettorale, con gli strascichi delle ultime ore sulla lista dei cosiddetti «impresentabili» della Commissione antimafia, ha scelto di andare alle urne solo un elettore su due dei quasi 22 milioni di italiani invitati a farlo in oltre 26mila sezioni.
Il confronto
Nel 2010, la maggiore affluenza s’era registrata in Veneto, con il 66%, che si conferma pure in questa tornata la più affezionata al voto, ma fermandosi al 57%: nove punti di partecipazione persi in un lustro. Peggio fanno due regioni che restano addirittura sotto la soglia psicologica del 50%, quella di un elettore spinto alle urne su due: Toscana e Marche. Se in Toscana nel 2010 decise di andare alle urne il 60% degli elettori, ieri ha deciso di farlo solo il 48%, dodici punti in meno. Un calo simile a quello registrato nelle Marche, dove dal 62,8% si scende al 49,8%, un soffio dalla metà. Mentre agguanta un 50% tondo tondo la Puglia: tredici punti in meno del 63% che espresse la propria preferenza cinque anni fa.
«C’è da migliorare»
«Chiunque vinca, con un dato di affluenza al voto così, con metà della gente che è rimasta a casa, chiunque vinca deve pensare che anche lui deve migliorare qualcosa», predica quando ancora lo spoglio è lontano dalla fine il leader della Lega, Matteo Salvini. «Siamo solo all’inizio. Aspettiamo. Ma la prima cosa che colpisce è che c’è un ulteriore crollo dell’affluenza, un dato tendenziale molto preoccupante», aggiunge il coordinatore di Sel, Nicola Fratoianni. A giudicare da questi dati, in effetti, non c’è da stare allegri: ma sempre meglio del risultato emiliano-romagnolo del novembre scorso. Allora andò alle urne solo il 37,7%.