domenica 7 giugno 2015

Il Sole Domenica 7.6.15
Tomismo analitico
I diversi sensi dell’essere
di Mario De Caro



La filosofia non è solo sapere storico, ma è anche sapere storico, nel senso che, a differenza di quanto accade nelle scienze, anche nelle discussioni filosofiche più astratte i classici rimangono punti di riferimento importanti e talora ineludibili. Bene, ma allora come dobbiamo studiarli, questi benedetti classici? Secondo un'impostazione recente (soprattutto di matrice analitica), i classici vanno utilizzati come se fossero nostri contemporanei, traendone ciò che ancora hanno da dirci e discutendone senza ingiustificati timori reverenziali. Secondo un’altra impostazione (soprattutto di matrice continentale), i classici vanno invece indagati in una prospettiva puramente storica, incentrata sulla loro genesi e sul significato che avevano ai loro tempi. E, così, mentre la prima prospettiva può ridare linfa vitale alla filosofia del passato, correndo però il rischio dell’anacronismo, la seconda, pur evitando questo rischio, può diventare una forma di sapere meramente antiquario. C’è poi una terza corrente, ancora minoritaria, che nello studio dei classici cerca di coniugare l’impronta teoretica con il rigore storiografico. Si tratta, è ovvio, di una prospettiva interessante, ma è anche la più difficile da attuare perché richiede agli interpreti competenza sia riguardo alle vicende storiche sia ai dibattiti contemporanei.
Gli studi su Tommaso d’Aquino sono, in questo senso, un ottimo esempio. Tradizionalmente, a indagini filologiche accuratissime ma scarsamente rilevanti per i dibattiti contemporanei si contrapponevano letture che forzavano i testi dell’Aquinate – ma forse dovremmo dire del Roccaseccano – in direzioni teoricamente interessanti ma storicamente implausibili. Nel mezzo, si collocavano una minoranza di studi di autori storicamente ferratissimi ma interessati anche ai dibattiti teoretici, come Étienne Gilson (debitore dell’interpretazione che Heidegger diede della teoria tommasiana dell’essere in termini di “esistenza”) o di Sofia Vanni Rovighi (che invece riandava a Husserl per interpretare la teoria tommasiana della conoscenza in termini di “intenzionalità”).
Oggi, però, questa prospettiva conciliatoria si trova di fronte a una notevole sfida: dare conto dei vasti dibattiti metafisici, epistemologici ed etici che in ambito anglosassone utilizzano, direttamente o indirettamente, la filosofia tomistica. E in questo senso basterà menzionare gli studi del cosiddetto “Tomismo analitico” o gli spunti che si trovano in alcuni dei protagonisti del dibattito filosofico contemporaneo, come Geach, Anscombe, Kenny, Miller, Haldane, Putnam o Hughes.
È in questa prospettiva che ora, nel suo Tommaso d’Aquino , si pone Giovanni Ventimiglia, storico e ontologo che si divide tra l’Italia e la Svizzera. Da una parte, Ventimiglia tiene nella dovuta considerazione i fondamentali studi storici di autori come Porro, Imbach, Courtine e de Libera. Dall’altra, sviluppa intuizioni di autori come Frege, Wittgenstein e Putnam per rileggere in modo nuovo e fecondo pagine dell’opera di Tommaso che nel passato sono state in genere dimenticate dagli interpreti. In particolare, vengono riscoperti e valorizzati alcuni testi riguardanti i diversi sensi dell’essere: tesi che ebbero gran rilievo nelle discussioni filosofiche coeve, ma che aprono prospettive interessanti anche per i dibattiti contemporanei su temi ontologici (specialmente nella prospettiva di un possibile superamento della concezione proposta da Quine).
Inoltre Ventimiglia rilegge in maniera feconda anche alcune pagine tommasiane poco note sul rapporto fra l’anima e il corpo: un tema di grande interesse nel Medioevo, ovviamente, ma che oggi ha assunto nuovo rilievo nei dibattiti sull’ilemorfismo, che ruotano intorno alla recente svolta “ilemorfica” di Putnam. Insomma, Tommaso, come molti altri classici, risuona ancora nelle discussioni contemporanee. Perché la filosofia è sapere storico, ma non è solo sapere storico.
Giovanni Ventimiglia, Tommaso d’Aquino , La Scuola, Brescia. pagg.256, € 13,50