domenica 7 giugno 2015

Il Sole Domenica 7.6.15
Duemila anni di cristianesimo
Una storia nella Storia
Un’imponente opera in quattro volumi mostra la straordinaria ricchezza culturale del «Logos che si è fatto carne»
di Gianfranco Ravasi s.j.


«Il cristianesimo non è una filosofia, non è un sistema, non è altro che una storia». Può sembrare paradossale questa definizione che François Mauriac ha annotato nei suoi Nouveaux mémoires intérieurs (1965), considerando l’immensa galassia filosofica e teologica che il cristianesimo ha generato, eppure ha un’anima profonda di verità. La religione cristiana, infatti, non è in sé una filosofia ma un evento e quindi una storia, come dichiara in modo apodittico il celebre prologo del Vangelo di Giovanni, sfidando la cultura greca: «Il Lógos è divenuto carne» (1,14) e su questo versetto Borges ha intessuto una delle sue sorprendenti meditazioni poetiche. Lo stesso Wittgenstein nel suo Diario ribadiva che «il cristianesimo non è una dottrina, non è una teoria di ciò che è stato e di ciò che sarà nell’anima umana, ma è la descrizione di un evento reale nella vita dell’uomo».
È, quindi, legittimo costruire una Storia del cristianesimo, come quella che è da poco entrata in libreria, necessariamente imponente, orchestrata da una studiosa importante come Emanuela Prinzivalli della “Sapienza” di Roma in quattro tomi, accompagnata da tre condirettori (Marina Benedetti, Vincenzo Lavenia, Giovanni Vian), con una cinquantina di “orchestrali” su uno spartito di quasi duemila pagine. Un’impresa, dicevamo, legittima ma molto ardua e forse disperante se solo si guarda alla duplice polarità segnalata già in apertura a questo grandioso polittico distribuito in ben 55 registri diversi: da un lato, il vertice generatore della sorgente, Gesù di Nazaret, i suoi seguaci e il suo orizzonte; d’altro lato, lo sterminato ramificarsi del fiume storico successivo dai mille affluenti e anse, cioè, fuor di metafora, la Chiesa, le istituzioni, le dottrine, il culto, la cultura, le missioni e soprattutto i grandi eventi e le microstorie disseminate in un’indubbia pluralità bimillenaria.
Eppure, nonostante questi ostacoli da incubo, la sfida è stata raccolta e ora la tetralogia, edita coraggiosamente da Carocci, si è affacciata nelle librerie e verrà certamente ospitata in biblioteche pubbliche o private e giungerà anche nelle aule accademiche perché è difficile trovare un repertorio così vasto e comprensivo. Certo, si aprirà anche il dibattito innanzitutto tra gli addetti ai lavori, gli storici. Alexandre Dumas padre, quello del Conte di Montecristo, era infatti convinto che a leggere la storia sono solo gli storici quando correggono le bozze o criticano i libri dei colleghi. Ma interverranno anche i cultori del pensiero che, sulla scia di Croce, sono convinti che «la storia nostra è storia della nostra anima; e storia dell’anima umana è la storia del mondo» (così in un’opera famosa dal titolo emblematico, La storia come pensiero e come azione). I teologi e gli uomini di Chiesa avranno campo aperto per le loro verifiche e le loro analisi, e forse anche i letterati potranno dire la loro sulla scia del citato Borges che nella Sfera di Pascal non esitava a definire «la storia come la storia della diversa intuizione di alcune metafore».
È ovvio che nel perimetro così limitato di questa presentazione non è né possibile né corretto introdurre considerazioni analitiche. Il panorama globale certamente affascina e la mappa offerta dalla stessa periodizzazione rende l’opera disponibile anche a quell’orizzonte sempre più vasto di persone attratte dal fenomeno storico cristiano, così polimorfo eppure sostenuto in filigrana da una nervatura abbastanza coerente pur nella sua ramificazione. L’età primigenia, che abbraccia i primi sette secoli dell’era bimillenaria che ha acquisito la denominazione di cristiana, si apre naturalmente con Gesù di Nazaret, figura imponente eppure storicamente mobile se la si vuole criticamente circoscrivere (si pensi alla valanga di studi che, a partire dall’Ottocento, sono stati dedicati al cosiddetto “Gesù storico”). Solo per fare un esempio: l’evento pasquale sotto quale categoria può essere rubricato? Certo, in primo luogo teologico, per cui – come suggeriva Schelling – lo storico deve «custodire certamente la frontiera», e il ritratto di Gesù presente in queste pagine si conclude appunto con questa frase: «La vicenda personale di Gesù termina con la sua sepoltura».
Tuttavia, come è noto, l’incidenza storica di questo dato è stata subito decisiva divenendo una pietra di fondazione della cristianità, come già appare in s. Paolo. Da lì a raggiera si sono allargate le strade del Vangelo, in un impressionante mosaico di teologie, di strutture, di confronti dialettici, di esperienze culturali, spirituali, socio-politiche. Esse approdano alla seconda tappa, la cristianità medievale, che continua a oscillare tra Oriente e Occidente. Una realtà che, però, riesce ad accentrarsi e a ordinarsi attraverso la Parola, la norma e la forma, irradiandosi così nelle diverse società in modo incisivo e talora persino aggressivo ma offrendo una straordinaria epifania di testi, immagini, architetture, suoni ed esperienze. Ecco, poi, all’orizzonte profilarsi una terra per certi versi incognita, catalogata sotto la classificazione comune anche se un po’ evanescente di “epoca moderna” che viene compressa cronologicamente tra i secoli XVI-XVIII. Essa nei vari manuali ha come frontiera d’ingresso la Riforma luterana, ma – come si fa notare nelle pagine del volume dedicate a questa terza tappa – la narrazione storica esige forse una strumentazione più calibrata e articolata, meno eurocentrica e tematicamente più variegata.
Ormai si delinea all’orizzonte la bufera della secolarizzazione che ha i suoi prodromi nel “disincanto” filosofico, scientifico, economico-politico. Siamo, così, introdotti nell’età contemporanea che dall’Ottocento perviene ai nostri giorni e che costituisce la sostanza del quarto volume, il cui orizzonte è ormai planetario. Non per nulla l’itinerario che parte con la Rivoluzione e l’epoca napoleonica discende fino alla rete globalizzante che avvolge il nostro mondo. È naturale che, anche solo sfogliando le molteplici pagine di questo grandioso racconto storico globale, è scontato che i diversi lettori possano individuare qualche varco ove inserire altri capitoli storici, così come è altrettanto pacifico che i diversi “narratori” adottino linguaggi critici non sempre omogenei. Eppure l’affresco d’insieme risulta suggestivo, l’enorme documentazione non opprimente, le guide didattiche (penso alle selezioni bibliografiche e alle tavole cronologiche) preziose.
La tetralogia, quindi, pur coi limiti prevedibili e invincibili in simili imprese, può essere un percorso aperto a molti e non, come ipotizzava Dumas, destinato solo agli addetti ai lavori perennemente in ricerca dell’eventuale carenza o imprecisione o negligenza. Certo è che l’opera fa comprendere quanto grandioso e da vertigine sia l’albero del cristianesimo, nato da un granello di senape piantato nel terreno pietroso della Palestina in un’epoca remota. Aveva ragione lo scrittore greco Nikos Kazantzakis quando, nel suo noto romanzo L’ultima tentazione di Cristo, commentava così la fine di Gesù in croce, secondo l’evangelista Giovanni: «Levò un grido: Tutto è compiuto! Ma fu come se dicesse: Tutto comincia!».
Emanuela Prinzivalli ed., Storia del cristianesimo , Carocci, Roma: vol. I, L’età antica (secoli I-VII) a cura di Emanuela Prinzivalli, pagg. 489, € 44,00;
vol. II, L’età medievale (secoli VIII-XV), a cura di Marina Benedetti, pagg. 477,
€ 43,00
vol. III, L’età moderna (secoli XVI-XVIII),
a cura di Vincenzo Lavenia, pagg. 521,
€ 46,00
vol. IV, L’età contemporanea (secoli XIX-XXI), a cura di Giovanni Vian, pag. 502,
€ 44,00.