Il Sole Domenica 14.6.15
Riflessi nel grande schermo
Ingiustizia sotto il vulcano
di Roberto Escobar
Ingiustizia e follia, questo fu la conquista del mondo nuovo scoperto da Cristoforo Colombo. Lo sostiene Adam Smith nella Ricchezza delle nazioni. Ingiusto fu prendere la terra ai nativi, spiega poi, folle fu depredarli d’ogni bene, santificando il tutto con il «pio proposito» di convertirli alla vera fede. Quasi 240 anni dopo, le conseguenze dell’una e l’altra, dell’ingiustizia e della follia, tornano a mostrarsi in Vulcano – Ixcanul (Ixcanul, Guatemala e Francia, 2015, 93’).
Cresciuto in una regione del Guatemala abitata dai discendenti dei Maya, che ancora ne parlano la lingua e ne vivono costumi e riti, Jayro Bustamante racconta una storia non solo vera, ma alla fine anche terribilmente normale. A 17 anni, María (María Mercedes Coroy) sta per sposare Ignazio (Justo Lorenzo), il sovrintendente della piantagione di caffè dove lavora il padre Manuel (Manuel Manuel Antún). Pare dunque che la aspetti un futuro meno misero del suo presente. Ignacio ha una bella automobile, è ricco, parla lo spagnolo, conosce il mondo lontano della città...
Quello di María è un misero villaggio maya sulle pendici di Ixcanul, il vulcano che sta al centro delle credenze della piccola comunità e di tutta la sua esistenza. Nonostante il pio proposito dei conquistatori, la religione degli antenati non è morta. Si è solo adattata a quella venuta da occidente, e si è ammantata dei suoi nuovi riti, sotto i quali restano gli antichi. Soprattutto, restano il senso e il culto della vita, della sua luce e della sua forza che, salendo dal cuore della terra, si esprimono nel fuoco di Ixcanul.
Con María, protagonista del film è tutto il villaggio. Bustamante lo percorre e lo racconta con la sua macchina da presa. Ne mostra i volti, il lavoro, forse anche le speranze, di certo la disperazione. Disperata e tuttavia piena di speranza è anche María. Il suo mondo le appare troppo chiuso, rinserrato nel poco che resta di una cultura vinta. Vorrebbe andarsene, sia dal villaggio sia dal uatemala. Per sedurla, El Pepe (Marvin Coroy) le parla di un altro mondo: del mondo meraviglioso dove si parla inglese, su nel Nord. Lì lo spinge un sogno che da illusione potrebbe trasformarsi in incubo. Basta passare la frontiera, le dice. E quasi dimentica che, per arrivarci, occorre attraversare il Messico.
María crede al sogno di El Pepe, e crede anche a lui, pronta a pagare il prezzo che le chiede. Poi il ragazzo se ne va davvero verso nord, ma da solo, e a lei resta una figlia che si sente crescere dentro. Che cosa ne farà? Se ne libererà, per salvare il suo matrimonio, salvando così il lavoro del padre e la loro casa? O la terrà? In questa scelta cerca di aiutarla la madre Juana (María Telón), prima con i poveri rimedi di una tradizione antica, poi con la stessa forza e la stessa luce che escono dalla bocca del vulcano.
Non c’è colpa, non c’è vergogna a interrompere l’amore che lega le due donne. Bustamante ce lo fa vedere e sentire nella splendida sequenza in cui Juana si prende cura di María, lavando e accarezzando il suo corpo gravido. Per Juana quel che conta è María, ben più della loro casa e del lavoro di Manuel. E anche per Manuel, in fondo, è solo la figlia che conta. Tutti e due, madre e padre, accettano con tenera dolcezza quello che la vita ha deciso. Dal cuore profondo della terra, ma ancora vicina, in loro parla la voce degli antenati. Ed è come se mai fossero stati depredati del loro mondo né di se stessi.
D’altra parte, scendendo verso la pianura e la città – morsa da un serpente, María sta per perdere la vita che è in lei –, tornano ingiustizia e follia. L’ingiustizia di una povertà che nessuno difende, e di cui ognuno si approfitta, la follia della depredazione più disumana.
Perché nella piccola bara chiara che in ospedale consegnano a María non c’è il corpo di sua figlia? E perché nessuno vuole renderle giustizia? Assicura Bustamante che, in Guatemala, questa storia vera si ripeta migliaia di volte ogni anno, e che la sua verità stia su nel Nord, al di là del Messico.