martedì 2 giugno 2015

Il Sole 2.6.15
Il governo riparte da scuola e fisco
Riforma costituzionale, partita al Senato - Stabilità: si studiano i dossier pensioni, local tax e spending
di Marco Rogari


ROMA Dopo le due settimane di sosta il treno delle riforme economiche e costituzionali riparte. Davanti all’esito in “chiaro-scuro” delle elezioni, il Governo ha già fatto sapere che intende ulteriormente accelerare: in rampa di lancio ci sono in Parlamento il Ddl “Buona scuola” e la riforma Pa e per i prossimi Consigli dei ministri i decreti attuativi delle deleghe su fisco e lavoro ancora mancanti. Una scelta quasi obbligata anche per effetto del risultato del 31 maggio. Ma con diverse incognite per Matteo Renzi. A cominciare da quelle legate ai rapporti nel Pd e all’atteggiamento della minoranza interna soprattutto al Senato, dove i numeri della maggioranza sono più risicati.
Proprio a Palazzo Madama già dai prossimi giorni entrerà nel vivo la delicata partita sulla riforma delle scuola, che Palazzo Chigi conta di portare a casa in tempi rapidi, e a luglio anche quella sulla riforma costituzionale (nuovo Senato e titolo V). Sulla “Buona scuola”, in commissione al Senato sono piovuti ieri 1.960 emendamenti. Anche i due relatori hanno presentato 4 richieste di modifica sui principi generali, autonomia scolastica, curriculum studenti e organico dell’autonomia ma solo per chiarire alcune disposizioni. Nessuno stravolgimento, insomma. Almeno per ora il Governo tira diritto, anche se non è affatto da escludere qualche piccola concessione alla minoranza Pd. E una strategia analoga dovrebbe essere adottata per la riforma costituzionale.
L’esecutivo conta dunque di marciare a tappe forzate sulla “Buona scuola” ma anche con su fisco e lavoro, con il varo dei decreti attuativi mancanti delle due deleghe, cercando al tempo stesso di fertilizzare il terreno per giungere a una rapida approvazione della riforma della Pa e in vista degli interventi da realizzare con la prossima legge di stabilità: in primis la flessibilità in uscita per le pensioni, la local tax e la spending review.
Palazzo Chigi non potrà rimanere completamente insensibile al risultato elettorale ottenuto dalla Lega e ai segnali che arrivano dal Nord est, dove il riconfermato Governatore del Veneto, Luca Zaia, ha ottenuto più del 50% dei consensi. E forse anche in quest’ottica il Governo tenterà di stringere il più possibile i tempi sulla fase di attuazione della delega fiscale. Entro metà giugno dovrebbe arrivare l’ok del Consiglio dei ministri a 7 o 8 decreti attuativi, a partire dalla riforma delle sanzioni penali e amministrative. Già questa settimana, o al più tardi la prossima, il Governo varerà poi i quattro decreti attuativi ancora mancanti del Jobs act, a cominciare da quello sugli ammortizzatori sociali, e darà il via libera definitivo ai primi due decreti legislativi sempre sul lavoro già presentati. Sul versante parlamentare, per il capitolo “pacchetto anticorruzione”, la commissione Lavori pubblici del Senato dovrebbe varare già domani il testo di riforma del codice degli appalti: recepimento di direttive Ue ma anche semplificazione delle regole.
Sempre questa settimana dovrebbe assumere un passo più spedito la riforma della Pa targata Madia. Il testo è già stato approvato dal Senato in prima lettura ed è attualmente all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera. L’obiettivo del Governo è quello di ottenere il disco verde di Montecitorio entro la prima metà di luglio per consentire a Palazzo Madama, dove il Ddl delega tornerà per i ritocchi che si accinge ad apportare Montecitorio, di apporre il suo sigillo definitivo a inizio agosto prima della pausa estiva dei lavori parlamentari. Ma non è escluso che l’iter della riforma Madia non si concluda prima di settembre, anche perché alla Camera restano diversi nodi da sciogliere, come quelli dei Prefetti e della dirigenza. Senza considerare che per rendere operativa la riforma occorrerà attendere il varo dei decreti attuativi.
Il Governo è già al lavoro su tre dei più importanti dossier legati al varo in autunno della legge di stabilità: local tax, ovvero la tassa unica comunale sugli immobili (che non piace per niente alla Lega), la flessibilità in uscita per le pensioni, con penalizzazioni per ogni anno di anticipo a partire dai 62 anni (gradita alla minoranza Pd) e la spending review da 10 miliardi per il 2016, indispensabile per disinnescare le clausole di salvaguardia delle ultime due “ex Finanziarie” (in primis l’eventuale aumento Iva). Sulle pensioni in primo banco di prova sarà il decreto-indicizzazioni (varato dopo la sentenza della Consulta), che è all’esame della Camera. Sempre a Montecitorio è la delega sulla riforma del processo civile così come il provvedimento sul conflitto d’interessi. Al Senato invece sono i provvedimento sulla prescrizione dei reati, le unioni civili e anche la riforma Rai.