Il Sole 21.6.15
Il Papa: «L’economia è radicata nella giustizia»
di Carlo Marroni
Le parole del Papa contro la corruzione pesano come macigni. Il Pontefice torna molto spesso su questo argomento delicato e spinoso, e sempre senza troppe cautele diplomatiche. Anzi. Anche ieri - a due giorni dalla pubblicazione dell'enciclica ambientale-sociale “Laudato Si’” dove tra l’altro sferza senza appelli la disonestà negli affari - le frasi di Francesco sono state come sempre molto chiare quando ha detto che bisogna «tenersi lontano da corruzione e malaffare», che si rende possibile se l’economia «è radicata nella giustizia». Parole pronunciate nell’udienza ai membri della Federazione dei Cavalieri del Lavoro, imprenditori che, come ha detto il Papa, si sono distinti «contribuendo a creare lavoro e far crescere il valore dei prodotti italiani nel mondo».
Ma a tutto il mondo del lavoro Bergoglio ricorda che nel quadro della giustizia - che non è però solo «osservanza delle leggi, va oltre» - bisogna prendersi «a cuore la sorte dei più poveri», quelli che pagano più di tutti il danno della corruzione. Un’occasione anche per rimettere in primo piano il dramma dei giovani senza lavoro, che si sentono considerati inutili dalla società. Una «disfunzione che non si può attribuire soltanto a cause di livello globale o internazionale». La disoccupazione giovanile «è una vera e propria piaga sociale - ha detto il Papa, che su questo argomento torna ogni settimana - in quanto priva i giovani di un elemento essenziale per la loro realizzazione e il mondo economico dell’apporto delle sue forze più fresche. Il mondo del lavoro dovrebbe essere in attesa di giovani preparati e desiderosi di impegnarsi e di emergere. Al contrario, il messaggio che in questi anni essi hanno spesso ricevuto è che di loro non c’è bisogno».
Molti del temi trattati ieri sono ormai parte integrante della pastorale del Papa argentino e ormai anche della Dottrina Sociale della Chiesa: «Il bene comune non puo’ essere raggiunto attraverso un mero incremento dei guadagni o della produzione ma ha come presupposto imprescindibile l’attivo coinvolgimento di tutti i soggetti che compongono il corpo sociale». Insomma è l’uomo al centro dello sviluppo e finché gli essere umani restano ai margini o passivi il bene comune non può essere considerato come pienamente conseguito. «Voi vi siete distinti - ha detto ai Cavalieri del Lavoro, una delle massime onorificenze italiane - perché avete osato e rischiato, avete investito idee, energie e capitali, facendoli fruttare, affidando compiti, chiedendo risultati e contribuendo a rendere altri più intraprendenti e collaborativi». E ha riconosciuto agli imprenditori insigniti del titolo di Cavalieri del Lavoro come il loro impegno abbia una «portata etica». Un’opera, ha aggiunto, «che è più che mai preziosa in un tempo, quale è il nostro, che a seguito della crisi economico finanziaria ha conosciuto una pesante stagnazione e anche una vera recessione in un contesto sociale già segnato da disuguaglianze e dalla disoccupazione, in particolare quella giovanile». Ecco, per il Papa, la portata sociale del lavoro: la capacità di coinvolgere le persone e affidare responsabilità in modo da stimolare l’intraprendenza, la creatività, l’impegno. «Questo ha effetti positivi sulle nuove generazioni e fa si che una società ricominci a guardare avanti, offrendo prospettive e opportunità e quindi speranze per il futuro».
Insomma, ha ribadito il Papa, «solo se radicata nella giustizia e nel rispetto della legge l’economia concorre a un autentico sviluppo, che non emargini individui e popoli, si tenga lontano da corruzione e malaffare, e non trascuri di preservare l’ambiente naturale». Non solo: «È giusto chi si prende a cuore la sorte dei meno avvantaggiati e dei più poveri, chi non si tanca di operare ed è pronto a inventare strade sempre nuove». Nel solco degli aiuti ai più deboli, una delegazione dell’Acri, guidata dal presidente Giuseppe Guzzetti, ha presentato al Papa il progetto che le Fondazioni di origine bancaria intendono realizzare a favore dell’infanzia svantaggiata.
La condanna della corruzione pronunciata ieri è arrivata appena un giorno dopo l’omelia della messa mattutina a Santa Marta, dove il Papa aveva detto che «la corruzione è la ruggine che ci corrode». Ma soprattutto è giunta all’indomani delle notizie trapelate dall’inchiesta della Procura di Trani che ha tirato in ballo (per una intercettazione del 2014) il cardinale Giuseppe Versaldi in merito alla complessa operazione di salvataggio dell’ospedale dermatologico Idi, che si è conclusa lo scorso aprile. Bergoglio, appena avuta notizia delle vicenda venerdì sera scorso risulta che - pur avendo preso atto delle precisazioni - abbia dato incarico di approfondire tutta la materia, come ha fatto in altre occasione per vicende economiche o legate alla gestione di immobili.