sabato 20 giugno 2015

Il Sole 20.6.15
Le possibili modifiche
Per i precari abilitati uno spiraglio con il concorso d’autunno
Si cambia ancora, niente presidi a tempo
Valutazione «sperimentale» dei docenti
di Claudio Tucci


ROMA Niente più presidi “a tempo”: l’ipotesi di consentire ai dirigenti scolastici un mandato di tre anni, rinnovabile al massimo di altri tre, e poi cambiare istituto, verrebbe accantonata. Novità anche sul fronte della valutazione dei docenti: la composizione del comitato che dovrà indicare i criteri per assegnare i riconoscimenti economici ai professori meritevoli potrebbe essere composto da soli insegnanti (verrebbero relegati a funzioni meramente consultive gli studenti e i genitori); e, inoltre, questo sistema “embrionale” di valutazione si “sperimenterebbe” per tre anni, dal 2016 al 2019, per consentire al ministero dell’Istruzione di varare apposite linee guida nazionali (l’obiettivo è evitare la discrezionalità di giudizio da scuola a scuola, e avere, a regime, un quadro uniforme di criteri per misurare - finalmente - le performance dei docenti - l’Italia è uno dei pochissimi Paesi al mondo dove non si giudica l’operato degli insegnanti).
Altra possibile novità, riguarda la sorte dei precari abilitati (compresi quelli in corso di abilitazione) con i Tfa (i tirocini formativi attivi) o con i Pas (i percorsi speciali per chi ha insegnato da oltre 36 mesi). Per loro, si ipotizza un canale preferenziale di stabilizzazione attraverso il prossimo concorsone da 60mila posti da bandire in autunno (resta da sciogliere ancora il nodo se per loro la selezione sarà semplicemente “riservata”, forse al 50%, o se dovranno invece partecipare all’ordinario concorso, potendo però vantare dei punteggi aggiuntivi in ragione del loro servizio pregresso).
Dopo il faccia a faccia ieri mattina con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, i tecnici del ministero dell’Istruzione e i due relatori, Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap), stanno valutando una serie di correttivi al Ddl «Buona Scuola» per accelerarne l’approvazione, già alla ripresa dei lavori martedì in commissione Istruzione al Senato, presieduta da Andrea Marcucci (Pd).
Sul fronte dei presidi, oltre al passo indietro sul tetto alle durate degli incarichi, si starebbe pensando a esplicitare nel provvedimento i criteri per la loro valutazione. Si ipotizza di considerare per stilare la “pagella” l’efficacia e l’efficienza dell’azione dirigenziale; l’apprezzamento e la valorizzazione dell’istituto, anche a livello collegiale, il giudizio sui docenti; oltre al contributo al miglioramento degli esiti formativi, alla lotta all’abbandono scolastico, e alla collaborazione con il contesto sociale e territoriale di riferimento.
La valutazione del preside sarà poi collegata alla retribuzione di risultato, oggi assegnata un pò a pioggia.
Per quanto riguarda poi il maxi-piano assunzionale da 100.701 posti (nella legge di Stabilità sono stanziati un miliardo di euro per il 2015; e tre miliardi dal 2016, a regime) si dovrebbe procedere “per tappe”, visti i tempi stringenti per mettere in cattedra tutti i precari il 1° settembre. Qui si ipotizza di inserire nel Ddl una sorta di “clausola di salvaguardia” per consentire al ministero dell’Istruzione di stabilizzare, magari in tranche, le persone nel corso dell’anno scolastico 2015-2016: per chi non andrebbe subito in ruolo a settembre, si autorizzerebbe cioè una assunzione solo in termini “giuridici” per salvaguardare la posizione dell’interessato, anche ai fini della ricostruzione di carriera e della pensione, ma l’incarico a tempo indeterminato, dal punto di vista economico, scatterebbe solo a settembre 2016).
Il comitato di valutazione dei docenti dovrebbe essere composto dal preside e da tre professori interni (non ci sarebbero gli ispettori ministeriali - sono pochi e servirebbero risorse aggiuntive). Studenti e genitori non rientrerebbero più nella valutazione degli insegnanti, ma avranno un ruolo consultivo (compileranno un questionario a fine anno).
Tra le altre modifiche in arrivo, ce ne è una che interessa anche la norma sullo “school bonus” (cioè il credito d’imposta per le erogazioni liberali destinate alla scuola fatte dai privati). L’ipotesi è di fissare un importo massimo per la detrazione: l’asticella per le imprese dovrebbe fermarsi a 100mila euro per ciascun periodo d’imposta.
Con questo lavoro di rifinitura «terremo in considerazione il dibattito in commissione e le diverse osservazioni ricevute dal mondo della scuola - spiega Francesca Puglisi -. Per noi la prima cosa è guardare ai bisogni degli studenti. Gli insegnanti che verranno immessi in ruolo serviranno proprio per questo, ed è per tale motivo che non si può fare lo stralcio delle assunzioni».
«L’impianto delle riforma deve restare - aggiunge il sottosegretario, Gabriele Toccafondi (Ncd) -. Tutti i temi principali del Ddl, qualità, merito, valutazione, scuola-lavoro e paritarie, hanno senso solo se rimangono insieme».
Sulla valutazione dei docenti, poi, l’importante è che si parta: «Certo, sarà necessario un periodo di transizione - sottolinea Franco Conte -. Ma una buona scuola non può aver paura di essere giudicata».