mercoledì 17 giugno 2015

Il Sole 17.6.15
Parla Scozzafava, funzionario del comune
«Buzzi aveva accesso al vicesindaco Nieri»
I pm: no a patteggiamento
di Ivan Cimmarusti


Roma «Salvatore Buzzi nel Campidoglio è la persona che si sapeva muovere», «l’unico che conoscevo che poteva andare a parlare col vice… con l’assessore al Patrimonio che è Luigi Nieri».
Così Angelo Scozzafava, funzionario pubblico che ha svolto numerosi incarichi sia nel Comune di Roma sia nella Regione Lazio, finito nell’inchiesta Mafia Capitale con l’accusa di turbativa d’asta aggravata dall’aver favorito un’associazione mafiosa. Il pubblico ufficiale ha rivelato ai sostituti procuratori capitolini importanti retroscena dei rapporti che avrebbe avuto Buzzi, «braccio imprenditoriale» del boss Massimo Carminati, con il Comune di Roma. Per far ciò racconta di quando si rivolse a Buzzi al fine di poter intercedere su Nieri, vice di Ignazio Marino, per ottenere alcuni fondi per una «palestra sociale». Scozzafava racconta di una cena: «dovevo incontrare Buzzi per chiedere un chiarimento su una richiesta che avevo fatto al sindaco, al vice sindaco Nieri… io chiesi a Buzzi di fare un intervento presso l’assessore al Patrimonio. L’intervento era di questa natura: ho fatto una domanda al Municipio ex XVIII, per avere la possibilità di poter prendere un locale che in questo momento non è utilizzabile, perché è tutto danneggiato, per poter poi aprire una palestra sociale». Aggiunge che «Buzzi, mi perdoni, nel Campidoglio è la persona che si sapeva muovere da quel punto di vista… il sindaco non… aveva contatti con la Giunta attuale del sindaco Marino (…) dovevo andare a parlà con Buzzi perché era l’unico che conoscevo che poteva andare a parlare col vice… con l’assessore al Patrimonio che era Nieri». Intanto il legale di Buzzi, l’avvocato Alessandro Diddi, ha chiesto alla Procura di accogliere un patteggiamento a 3 anni e 6 mesi di carcere. Il difensore ha precisato che «non si tratta assolutamente di una ammissione di colpevolezza», aggiungendo che «noi riteniamo che non ci sia l’associazione mafiosa e lo dimostreremo». Il nodo, infatti, è proprio il reato previsto dall’articolo 416bis del codice penale. La Procura, infatti, ha bocciato la richiesta sottolineando che su Buzzi pende proprio quell’accusa, così come suffragato in sede cautelare dal Tribunale del Riesame e dalla Corte di Cassazione. Il processo, dunque, si annuncia esplosivo.