martedì 16 giugno 2015

Il Sole 16.6.15
L’inaccettabile schiaffo francese
di Paolo Pombeni


La situazione è estremamente pesante e l’Unione europea rischia di finire in un vicolo cieco. La presa di posizione francese espressa dal ministro dell’Interno Cazeneuve suona come inutilmente arrogante.
Il fariseismo di chi dice che bisogna rispettare le regole europee, cioè quel che si era definito anni fa in una situazione totalmente differente, anche a palese discapito dello spirito che ha creato l’Unione dimostra una mancanza di cultura politica impressionante.
Se questi politici avessero un po' di retroterra culturale si potrebbe ricordargli che la sapienza del Vangelo ricorda che «il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato», cioè le leggi servono per governare dei fenomeni non per farli esplodere ricorrendo ad interpretazioni letterali che fanno a pugni con la realtà.
Mai come in questi giorni è apparsa agli occhi della gente la crisi della Ue, che non riesce ad imporsi come una risorsa per fare fronte a fenomeni che non sono gestibili a livello dei singoli stati. La chiusura delle frontiere dell’Italia con la Francia, l’Austria e la Svizzera (quest’ultima stato extra-comunitario) suona come un “arrangiatevi” nei confronti di un esodo che l’Italia è costretta a sopportare non per sua colpa, ma per la sua posizione geografica.
Ci viene spiegato che i governi rispondono ancora al cosiddetto “sacro egoismo” di presunti interessi nazionali. In questo caso è l’interesse di classi politiche che temono di perdere il consenso elettorale a favore di un montante populismo generato dalla paura diffusa che in tempi di difficoltà economica si debbano destinare risorse a fronteggiare un’ondata inedita di pressione migratoria.
A chi giova un’Europa in cui ci si appresta ad aprire il vaso di Pandora degli egoismi nazionali? E soprattutto: chi è così sciocco da illudersi che con queste strategie si possano raggiungere dei risultati?
Intanto l'Italia è sola alle prese con un problema enorme che non ha oggettivamente possibilità di governare. Innanzitutto perché secondo la prospettiva miope dei vari Cazeneuve dovrebbe trattenere sul proprio territorio persone che non ci vogliono stare. Di conseguenza trattenere queste persone in Italia significa dover mettere in piedi un grande apparato repressivo a cui essi cercheranno di sottrarsi moltiplicando clandestinità, instabilità ed inevitabile degrado di qualità della loro vita.
È per queste ragioni che il governo italiano ha tutti i diritti di pretendere che quella Unione Europea che il nostro paese ha contribuito in maniera determinante a fondare ed a cui destina una quota significativa di risorse (significativa soprattutto di questi tempi) non faccia il classico struzzo che mette la testa sotto la sabbia. Naturalmente non si tratta di battere i pugni sul tavolo con sceneggiate che lascerebbero il tempo che trovano. Bisogna mostrare con chiarezza che siamo in grado di far pesare le nostre ragioni proprio perché sono anni che ci facciamo carico della nostra condizione geografica di frontiera europea.
I vari governi che in Europa pensano che l'Italia non possa permetterselo dovranno ricredersi: la “sedia vuota” non è una strategia disponibile solo per De Gaulle e con una crisi come quella greca alle porte i nostri partner farebbero bene a non sottovalutare cosa significherebbe una Italia che non rema nella direzione della coesione europea.
Renzi è un premier che oggi fa fatica ad imporsi a livello internazionale perché è continuamente indebolito da fibrillazioni interne alla sua maggioranza e da opposizioni esterne che per un po' di populismo dimenticano qualsiasi solidarietà nazionale. Adesso però deve mettere tutti davanti alle loro responsabilità e far capire chiaramente che ci sono limiti oltre i quali non si può andare: in Italia, ma soprattutto in Europa.