Corriere 15.6.15
«Noi diversi» Ma su Marino cresce la pressione
di Ernesto Menicucci
Roma Parla di tutto, Ignazio Marino. Della sua «giunta del fare», dei cantieri sulle consolari ad est della Capitale, della solidarietà alla segretaria del circolo di Ostia (a cui hanno incendiato l’edicola), dell’emergenza rifugiati alla tendopoli della stazione Tiburtina, del «suo Pd» di cui «si sente orgoglioso». Di tutto, tranne che delle parole di Matteo Renzi nell’intervista al Corriere («se decideremo di andare avanti lo faremo solo se convinti, non possiamo avere paura delle elezioni»). Su questo, Marino svicola. Al mattino, risponde parlando di «epatite C» e «Alzheimer»,visto che si trovava ai 35 anni del Tribunale dei diritti del malato. E in serata, nel quartiere di Monteverde, per la festa dei «Giovani democratici», replica con un garbato, ma secco, «no, grazie» alle richieste dei cronisti. Poi, nel breve intervento pubblico, ripete: «Noi siamo diversi. La criminalità si è infiltrata nell’amministrazione con la giunta Alemanno». Sotto al sorriso di circostanza, però, serpeggia il malessere. L’intervista del premier, di certo, ha fatto suonare un campanello d’allarme. E Marino, come gli capita sempre più spesso ultimamente, se la prende coi giornalisti. Un militante gli chiede se è vero che sta per mollare. E lui: «Sono i giornali che lo scrivono, ma non li leggete...». Che somiglia molto al «ci incarto le uova e il pesce» di qualche settimana fa. C’è anche Orfini, che lo segue ormai come un’ombra: «Non lo sostengo calorosamente? Ma se siamo anche andati al Gay pride insieme...», la battuta. Su Marino, però, la pressione aumenta: «Deve fare una proposta su come cambiare Roma e questa non l’ho sentita», dice Susanna Camusso, leader della Cgil. E oggi i Cinque Stelle saranno sulla piazza del Campidoglio per chiedere al sindaco di dimettersi.