venerdì 5 giugno 2015

Corriere 5.6.15
Quel «patto corruttivo» con l’uomo del governatore
di Fiorenza Sarzanini


ROMA Un patto segreto tra maggioranza e opposizione per spartirsi l’appalto più remunerativo della Regione Lazio: quello sul Recup, il centro unico di prenotazione. A siglarlo il consigliere del Pdl Luca Gramazio e Maurizio Venafro, il capo di gabinetto del governatore Nicola Zingaretti. Il giudice lo definisce «accordo corruttivo» che ha consentito «all’organizzazione riconducibile a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati di inserirsi, divenendo infine aggiudicataria del terzo lotto» in un affare da oltre 60 milioni di euro.
«Non c’è problema pe’ Zingaretti»
Tutto comincia il 5 maggio 2014 «a poco più di un mese dalla pubblicazione del bando e 20 giorni prima della scadenza del termine finale originariamente fissato». In una riunione convocata da Buzzi con i suoi collaboratori, Carminati e Fabrizio Testa «indicano il consigliere Gramazio come quello che li avrebbe potuti aiutare per aggiudicarsi alcuni lotti».
Buzzi : «Eh noi gli diciamo un pezzettino, “ah apposta quel pezzettino”... allora guarda eh... Carlo... mo’ te le spiego per l’ultima volta le cose, però non me ce fa’ torna’ sopra... per Zingaretti, per Marroni e Coratti è tutto alla luce del sole... non c’è il minimo problema per Zingaretti! Per tutti gli altri è ... allora tu per non sbagliarti... le trattative le fa’ Fabrizio e noi...».
Guarany : «Questo fa parte del futuro quindi».
Buzzi : «Persone che escono, tutte le cose della Regione che so e potevamo fa’ pure la gara dell’energia, so’ un miliardo e mezzo, non so se hai capito...».
Il 14 maggio, nuova riunione «in attesa di ulteriori e più dettagliate indicazioni da parte dei referenti politici, in particolare Gramazio, che ne aveva parlato con Venafro, cui aveva chiesto, quale garanzia dell’accordo, la nomina di Scozzafava quale componente la commissione aggiudicatrice.
Buzzi : «Ti sto dicendo quello che... sono andato all’incontro... allora lui è andato da Venafro perché ‘sta partita la gestisce Venafro per conto de Zingaretti e gli ha detto se... che vuole lo spazio... Venafro gli ha detto “ah non lo so se c’è” e lui gli ha detto “guarda io voglio lo spazio” e poi siccome vuole essere sicuro che lo spazio ci sia e non che gli vengono a di’ dice “no perché poi hanno sbagliato loro” indica come membro della commissione Scozzafava».
La nomina del commissario
Il 12 giugno scade il termine per la presentazione delle offerte. Buzzi «comunica che la nomina di Scozzafava non è ancora intervenuta ma che la gara è sostanzialmente vinta». Effettivamente poco più di un mese dopo la richiesta viene accolta. «Scozzafava contatta Buzzi, il quale si complimenta per la nuova nomina, ancora ignota al primo». Scrive il giudice: «I due si davano appuntamento per risentirsi più tardi, cosa che avveniva, circostanza nella quale i due prendevano appuntamenti per i giorni seguenti». Quanto basta «per riscontrare l’esistenza di un accordo spartitorio dei lotti e per evidenziare l’anomalia per la quale un componente della commissione aggiudicatrice di una gara pubblica riceve la comunicazione della sua nomina da uno dei partecipanti, anomalia chiaramente indiziante dell’accordo illecito cui partecipava Scozzafava». E alla quale non erano estranei gli altri componenti visto che nella lista degli indagati ci sono anche la presidente della commissione Elisabetta Longo e la funzionaria della Centrale Acquisti della Pisana Giovanna Agostinelli, entrambe per false informazioni al pm e favoreggiamento.
Gli emendamenti e il capogruppo Pd
Buzzi sa che la Regione ha molto denaro da distribuire e si attiva su politici e funzionari. E dunque «riesce a far convogliare fondi regionali assegnati al comune di Roma verso il X municipio, presidiato da amministratori compiacenti con Buzzi, perché da lui remunerati come il presidente Andrea Tassone», oppure tratta con Guido Magrini, «funzionario apicale della Regione per i finanziamenti al Campidoglio».
Ma soprattutto punta sulla capacità di Gramazio di accordarsi con gli esponenti dell’opposizione.
Scrive il giudice: «Il 26 settembre 2014 veniva intercettato un dialogo nel quale Buzzi illustrava a Carminati gli “emendamenti” che Testa avrebbe dovuto portare, in originale, in Regione, relativi ai nuovi finanziamenti che sarebbero stati ottenuti grazie all’intervento di Gramazio (1,2 milioni euro) e Marco Vincenzi, capogruppo Pd alla Regione Lazio (600 mila euro)».