mercoledì 24 giugno 2015

Corriere 24.6.15
Il Pd in Aula salva Castiglione. Cinque Stelle e sinistra all’attacco
Il governo contro le dimissioni. Slitta la decisione sull’altro ncd Azzollini
di Alessandro Trocino


ROMA No alle dimissioni del sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione, indagato per turbativa d’asta sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo, nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale. Il Pd alla fine decide di salvare l’esponente dell’Ncd e così l’Aula della Camera respinge le tre mozioni di M5S, Sel e Lega Nord che chiedevano le dimissioni. Intanto, in serata, al Senato veniva ascoltato per la seconda volta un altro esponente Ncd, Antonio Azzollini, presidente della commissione Bilancio, per il quale la procura di Trani ha chiesto gli arresti domiciliari.
Un voto, quello che salva Castiglione, che le opposizioni interpretano come un omaggio alla ragione di Stato, o meglio di governo: perché un eventuale accoglimento delle mozioni avrebbe potuto avere forti ripercussioni sulla stabilità dell’esecutivo. E dunque, nonostante qualche imbarazzo, il governo ha dato parere contrario e il Pd ha deciso di votare contro le mozioni (contraria anche Forza Italia). Il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone definì «illegittima» la gara per il Cara.
Durante l’assemblea Pd, il capogruppo Ettore Rosato ha spiegato che la vicenda del Cara è «grave, ma non c’è spazio per mozioni politiche». E ha invitato alla coesione: «Se arriveranno richieste di autorizzazione a procedere, si agirà come si è fatto con Genovese». In Aula Andrea Romano ha spiegato che si doveva valutare solo «l’esistenza di limiti all’operato di Castiglione nel governo». Limiti che «non ci sono».
Alfredo D’Attorre ha deciso di non partecipare al voto. Rosy Bindi definisce quello del Pd «un voto politico». E anche il presidente del Senato parla di «valutazione politica»: «Non è stato un salvataggio del governo». Beppe Grillo, invece, attacca il Pd, «garante del malaffare». Arturo Scotto (Sel) spiega che «il Pd salva Castiglione per salvare il governo».
Ancora in bilico, invece, la sorte di Azzollini, sentito ieri dalla giunta per l’Immunità del Senato, al quale ha consegnato nuove carte. L’impressione è che si aspetti la pronuncia del Tribunale del Riesame, prevista entro il 29 giugno. Per questo il timing è cambiato: mercoledì 24 giugno ci sarà la discussione generale e solo mercoledì 1 luglio, il relatore Dario Stefano (Sel) farà la proposta.
I dubbi sulle incongruenze dell’inchiesta sono molti, come spiega Stefania Pezzopane (Pd): «Ho visto l’inchiesta, mamma mia. La richiesta d’arresto mi pare davvero pesante e il pericolo di reiterazione non mi sembra che ci sia. La vicenda è davvero trash , alla Lino Banfi. Ma purtroppo noi dobbiamo decidere in base al fumus persecutionis . E non mi pare che ci sia». Il pd Giovanni Legnini, tirato in ballo da Azzollini come firmatario di un emendamento a favore della clinica Divina Provvidenza, replica: «È una non notizia. I relatori sottoscrivono tutti gli emendamenti della maggioranza».
La giunta, ieri, ha deciso anche all’unanimità la «non ministerialità» del reato attributo a Giulio Tremonti, relativo alle presunte tangenti nel processo Finmeccanica.