lunedì 22 giugno 2015

Corriere 22.6.15
Pugni sul tavolo per chiedere soldi: le contraddizioni di Tsipras il ribelle (ma non troppo)
di A. Ni.


DAL NOSTRO INVIATO ATENE La più grande contraddizione di Alexis Tsipras non può sorprendere nessuno. Quando mai chi si presenta con il cappello in mano pretende che sia l’altro ad inginocchiarsi per dargli gli spiccioli? Il nodo era ben chiaro già a gennaio nella mente dell’allora ministro degli Esteri greco Evangelos Venizelos. In un’intervista al Corriere Venizelos disse: «Come fa Tsipras a dire “vado in Europa, sbatto i pugni sul tavolo e mi ascolteranno”?». Lo confermava su queste pagine pochi giorni fa lo stesso Tsipras: «L’Europa e le Istituzioni devono riconoscere che la loro ricetta, l’austerità, è fallita», però, aggiungeva come fosse la cosa più naturale del mondo, devono darci altri soldi. Uno appariva razionale e esperto di come vanno le cose, l’altro naïf, ingenuo. Eppure Venizelos è scomparso dal panorama politico mentre Tsipras sa trascinare in piazza mezza Europa. Il personaggio Tsipras è una miniera di affascinanti contraddizioni. Ateo convinto, ma ossequioso verso la Chiesa ortodossa e persino del Papa cattolico. Ribelle sin da studente, ma compagno fedele e padre esemplare. Politicamente a sinistra tifa per una squadra, il Panathinaikos, tradizionalmente di destra e quando arriva al governo, invece di allearsi con un partito riformista, ne sceglie uno nazionalista e conservatore. Si dice europeista e democratico, ma riscopre le comuni radici ortodosse con la Russia, anche se Pericle e Putin hanno in comune solo la consonante iniziale. Oggi potrebbe arrivare la prova di coerenza decisiva. La sfida ricorda le convergenze parallele di andreottiana memoria, solo che nella versione Tsipras, le parallele divergono. Il primo binario della sua vittoria elettorale prometteva la fine all’austerità. Il secondo voleva mantenere Atene nella casa comune europea. Per farlo cosa fa? Manda a negoziare il professor Yanis Varoufakis che nei libri scritti da economista parla dei suoi interlocutori come inetti e ignoranti. In più, quando questi si risentono della compagnia, Tsipras lascia che credano a un ridimensionamento di Varoufakis e lo tiene semplicemente vicino a sé. Durante la sua ascesa politica, Tsipras è sempre entrato in punta di piedi. Delfino, giovane promettente, ma una volta al potere ha eliminato la concorrenza. In Europa sembra voler ripetere l’operazione. Sono settimane che dice di vedere vicino un «accordo soddisfacente per entrambe le parti». A Bruxelles sgranano gli occhi. È lui a dettare tempi e regole. I binari divergono? Li raddrizzino gli altri, il suo treno deve comunque passare di lì. Per ottenere il risultato ha ventilato la catastrofe finanziaria europea e la dissoluzione dell’Unione, ha flirtato con Mosca, insomma, «sbattuto i pugni sul tavolo». O è la determinazione del leader oppure l’incoerenza dell’irresponsabile. Dipende dalla storia di oggi.