sabato 20 giugno 2015

Corriere 20.6.15
Spinta anche sulla riforma della Carta
Senato al lavoro in agosto per vararla
Il premier: acceleriamo
Il sindaco di Venezia gli chiede un nome per un renziano in giunta
di Maria Teresa Meli


ROMA A sera il presidente del Consiglio fa mostra di essere soddisfatto. Innanzitutto ha costretto il ministero dell’Istruzione a lavorare anche in agosto per assumere i centomila precari.
Lo stesso ha fatto con il dicastero dell’Economia, visto che ha incontrato ieri Pier Carlo Padoan, reduce da una cena a svariate stelle Michelin per mantenere la «Fondazione Italiani Europei» del suo amico Massimo D’Alema. Insomma, non ci sono più tante scuse. O alibi per fermare Renzi. Sulla scuola ormai il meccanismo è scontato: entro l’otto, dieci luglio al massimo la riforma passerà. Con la fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Senato e Camera, c’è poco da fare.
«Dobbiamo tornare ad accelerare su tutto», è stata la risposta del presidente del Consiglio che vorrebbe licenziare questa riforma a luglio alla Camera e il disegno di legge di riforma costituzionale al Senato già in agosto. «Se mettiamo la fiducia si chiude in dieci giorni, ma vediam... l’importante è che si chiuda, tanto alla minoranza basta che noi cambiamo il sistema a premi degli insegnanti, per il resto, andrà tutto bene, noi facciamo il maxi emendamento e voglio vedere chi si assume la colpa di far perdere il posto di lavoro alla gente: il sindacato? La minoranza del partito?».
Insomma, nonostante i fotogrammi dal fronte, che raccontano una storia complicata, anzi, una storia impossibile, quella che si racconta a palazzo Chigi è tutt’altra storia. «Qui si torna a correre», continua a ripetere il presidente del Consiglio. Che con un’ aria di sfida aggiunge: «In realtà questi sono i momenti più divertenti, quelli in cui qualcuno pensa di bloccarti per una scemenza o un numero del Senato che si finge essere vero e che tale non è . È adesso, in fasi come queste, che bisogna sapere come si governa».
Per farla breve, il presidente del Consiglio, descritto fino a qualche giorno fa, prima come «un dittatore insopportabile», poi come «uno sconfitto», in realtà continua ad andare dritto per la sua strada, seguendo la road map che si era già dato, prima delle elezioni che lo hanno dato come vincitore o come soccombente, e che non ha cambiato, né per i contrattempi, né per i diversi movimenti che nel frattempo sono sopravvenuti.
Il suo iter lo aveva stabilito da tempo: «Io posso mediare fino a un certo punto, un punto ragionevole, poi basta».
E lo stesso senatore Morra, grillino tutto d’un pezzo, ammette: «Noi sulla scuola non ci metteremo di traverso più di tanto». Per farla breve, a palazzo Chigi, tutti sono convinti che la riforma passerà, se non altro perché il «ricatto», o per dirla in termini più eufemistici l’invito del premier è di quelli che non si possono rifiutare. Se ne è resa conto la stessa minoranza. Persino il sindacato si è diviso. E, soprattutto, il premier ha ottenuto quello che voleva veramente, ossia che il Miur accettasse di lavorare anche in agosto (lo stesso dicasi per il ministero dell’Economia) in modo da riuscire ad assumere veramente tutti i precari, esattamente ciò che serviva per dare credibilità alla sua operazione «alla faccia delle organizzazioni sindacali» contrarie alla «buona scuola».
Ma poi c’è la riforma costituzionale, un altro passaggio a livello che frena la corsa del treno del governo. Fino a un certo punto almeno. Perché in realtà anche quella strada è stata tracciata. Il premier si è consultato con la ministra Boschi e insieme hanno deciso che la riforma costituzionale verrà varata dall’aula di palazzo Madama in agosto.
Non è il luglio che il premier che aveva promesso. Ma non è nemmeno l’autunno che la minoranza sperava. «Si accelera». Anche perché ora nella minoranza c’è Errani che prenderà il posto di Bersani e anche la vita interna del Pd cambierà. Ma sono tante le cose che cambieranno. Brugnaro, il neo sindaco di Venezia, ha già fatto sapere al premier di volere un esponente della giunta con il marchio doc renziano: lui con Brunetta non intende nemmeno parlare.