lunedì 1 giugno 2015

Corriere 1.6.15
La forza della resilienza non ci fa soccombere
di Rosario Sorrentino
Neurologo


Combattere, resistere o lasciarsi andare, scivolando sempre più giù. Come una canna che, spinta con forza dal vento, si piega per poi ritornare dov’era. Una canna che oscilla, ma che difficilmente si spezza perché è resiliente. Ecco, noi siamo in un certo senso così di fronte agli eventi più sconvolgenti che irrompono all’improvviso in una vita fino ad allora tranquilla. Poi, come un lampo, accade qualcosa di terribile e tutto cambia: una malattia, un lutto, un attentato, una calamità naturale, una povertà assoluta, un abbandono. Questo ci impone un lacerante dolore, ma ci consente anche di reagire, dando fondo alle nostre risorse nascoste. Il denominatore comune di queste vicende è sempre lo stesso: il trovarsi a tu per tu con la morte o vicini ad essa.
La resilienza è un po’ il «piano B» del cervello per non soccombere e neutralizzare gli effetti dannosi di uno stress prolungato, riportandoci gradualmente alla condizione di equilibrio grazie a strategie di tipo genetico, neurobiologico, comportamentale e a una rete sociale, la solidarietà, che operano e agiscono in sinergia tra loro. Il tutto fa parte di quello straordinario repertorio evolutivo che ha conferito alla nostra specie la capacità di adattarsi fronteggiando ambienti sempre più competitivi e ostili. È il tentativo estremo e drammatico di un corpo di ribadire l’atavico istinto di sopravvivenza: il desiderio di vivere. Anche se quello che stiamo vivendo o abbiamo vissuto ci tramortisce, e ci fa sentire come esseri umani mutilati. Perché azzera in un istante ogni certezza, facendo crollare la nostra tenuta nervosa, rendendoci più vulnerabili.
La resilienza si avvale anche di una «pianificazione del dopo», un flusso positivo di idee e pensieri che pian piano riaffiorano anticipando il ritorno alla vita, rendendoci più consapevoli e forse migliori; una spinta decisiva per risalire la china e garantirci un riscatto. Lottare per vincere, quindi, anche quando tutto ci dà per spacciati .