venerdì 19 giugno 2015

Corriere 19.6.15
«Crimine d’odio» per non evocare il terrore interno
di Guido Olimpio


La strage di Charleston è stata definita un crimine istigato dall’odio per l’altra razza. Il killer, Dylann Storm Roof, ha espresso tutto il suo rancore con un’esplosione di violenza. Però la classificazione ufficiale non basta. Perché a nostro giudizio, il sangue versato nella chiesa è un episodio di terrorismo interno. Il presidente Obama non ha nascosto la sua rabbia per quanto è accaduto, rinnovando l’appello a fare qualcosa per regolare l’uso delle armi. Richiamo fondato quanto logoro se non seguito dai fatti. Certo, pistole e fucili favoriscono i criminali o i matti. Così come il blando sistema di controllo su chi ha problemi mentali. Ma è pericoloso non cogliere che in alcuni di questi attacchi c’è anche una componente terroristica. E non l’etichetta che ne muta la sostanza. Guardiamo il comportamento di Roof. Ha preso di mira un tempio simbolo, non ha sparato a caso. Si è seduto sulle panche ascoltando per un’ora la lezione sulla Bibbia, poi ha aperto il fuoco. E ha lasciato in vita alcuni dei fedeli perché raccontassero al mondo quanto era avvenuto. Il modus operandi è quello di un terrorista che sceglie il target indifeso e lo colpisce. Ad altre latitudini i seguaci del Califfo e fazione jihadiste attaccano cristiani, musulmani o minoranze. Eventi efferati, censiti, a ragione, come estremismo religioso, etnico, islamista. Per episodi simili negli Usa si è più cauti, i media usano il bilancino, le autorità locali se la cavano con la formula della «mente malata», quelle federali usano la carta dell’odio razziale. A febbraio tre ragazzi americani di fede musulmana sono stati freddati da un vicino a Chappel Hill, North Carolina. Secondo una versione per una disputa sul parcheggio, ma si è anche considerato un movente più grave. Sempre però tra molte prudenze. Ancora: ci si è chiesti se l’Isis potesse mai attaccare un college o una scuola elementare dimenticandosi quante volte è già avvenuto in America non per mano di un tagliagole ma per l’azione di un «tipo tranquillo». Senza voler mischiare pazzia e violenza politica, è chiaro che questi episodi hanno un impatto sulla società pari a quella di un attentato. E come tali vanno trattati.