Corriere 17.6.15
Latorre: «Sulle riforme riapriamo il dialogo con Berlusconi»
Il senatore dem: dalle Amministrative emergono difficoltà
Ma la soluzione non può essere la svolta a sinistra
intervista di Monica Guerzoni
ROMA Senatore Nicola Latorre (Pd), siamo alla resa dei conti tra Renzi e la sinistra?
«Il risultato delle Comunali segnala una evidente difficoltà per il Pd, che sarebbe miope e ipocrita non cogliere. La risposta non è in alcun modo una rinuncia alla rotta intrapresa con la leadership di Renzi, ma non può essere una svolta a sinistra».
Possibile che la battuta d’arresto sia tutta colpa di Fassina e D’Attorre?
«Con tutto il rispetto per i due, io non penso a loro, ma a come si è reagito a questi passaggi in passato. Tradizionalmente la sinistra ha mostrato la tendenza a rifugiarsi in vecchi accampamenti, sempre più vuoti. Rompere schemi e interessi consolidati ha dei costi, ma l’Italia non può rinunciare al processo riformatore».
I voti della sinistra vi servono al Senato.
«Sulla scuola c’è la disponibilità del governo ad alcune correzioni, ma l’impianto della riforma non può e non deve cambiare».
Condivide lo stop del premier sui precari?
«Di fronte al tentativo di annacquare la riforma, magari stralciando il provvedimento sui precari, è giusta la scelta di Renzi di spostare i tempi di approvazione. È grave che ci sia chi strumentalizza i precari per far saltare la riforma della scuola».
Con l’Italicum il Pd rischia?
«Discussione incredibile. Dovremmo cambiarlo perché abbiamo scoperto che si può perdere? Le leggi elettorali non si fanno secondo convenienza. È un capitolo chiuso, non si riaprirà. Sulla riforma costituzionale invece dobbiamo sviluppare un confronto a 360 gradi, anche con le opposizioni».
Un nuovo «Nazareno»?
«Il patto del Nazareno appartiene al passato, però bisogna aprire al dialogo con Berlusconi. Lui non può e non deve sottrarsi al confronto e noi dobbiamo ascoltare le proposte che arrivano da quella parte».
Un Pd che guarda a destra?
«No, ma che non smarrisca la rotta. Il tema non è infilarsi nei meandri delle divisioni del centrodestra, è stabilire un rapporto esplicito. Per tagliare il traguardo delle riforme non basta raccogliere numeri, serve allargare il consenso».
Avete paura che i numeri non ci siano?
«Il problema non sono i numeri, ma non dobbiamo stancarci di costruire il massimo consenso politico. Il che non significa consegnare le chiavi delle riforme a Berlusconi».
Il Renzi segretario ha trascurato il partito?
«È necessario recuperare lo slancio iniziale anche sui temi del Pd, che non va trascurato».
Primarie o no?
«Il partito non può più essere la “Ditta”, ma non può rinunciare a guidare il processo di selezione della classe dirigente, consegnandone ai territori l’esclusiva».
A sinistra c’è chi contesta il doppio incarico di Renzi.
«È fondamentale mantenere l’unicità del ruolo del leader del partito con il candidato alla premiership».
Il prossimo leader sarà eletto con le primarie o no?
«Ne discuteremo. Non escludo che il segretario del partito nazionale non sia l’eletto delle primarie, ma l’eletto di tutti gli iscritti. Lo stesso vale per i segretari sul territorio».