lunedì 15 giugno 2015

Corriere 15.6.15
Magna Charta, il seme della libertà religiosa
di Marco Ventura


C’era Dio in cima alla Magna Charta , la celebre carta delle libertà che compie oggi otto secoli. Per «grazia divina» Giovanni regnava sull’Inghilterra ed era ecclesiastica la prima libertà enumerata: «La Chiesa inglese sarà libera, i suoi diritti resteranno integri e le sue libertà non verranno violate». Ricordando quel compromesso tra potenti, la limitazione del sovrano, il catalogo di diritti, è dunque la libertà della Chiesa che commemoriamo in primo luogo. Nel 1215 l’impegno affinché «Anglicana Ecclesia libera sit» doveva il suo significato al contesto del tempo: scomunicato da Innocenzo III per le sue misure anti-ecclesiastiche, re Giovanni Senzaterra firmava, nella Magna Charta , la sua resa al potere dei vescovi e del Papa. Nell’esperienza anglosassone successiva, la libertà della Chiesa è divenuta poco a poco libertà delle Chiese, e infine, almeno in principio, libertà religiosa di tutti. Per il giudice inglese Lord Bingham of Cornhill la Magna Charta è stata decisiva tanto «per ciò che essa disse», quanto «per ciò che si è ritenuto essa abbia detto». Agli storici spetta spiegare cosa volle dire allora quel «la Chiesa inglese sarà libera». A noi tutti, oggi, spetta celebrare ciò che le generazioni succedutesi hanno «ritenuto» la Magna Charta abbia detto. Ovvero che cominciano dalla libertà dei gruppi religiosi le libertà civili e politiche di ogni nazione.