venerdì 8 maggio 2015

Repubblica 8.5.15
“Solo bugie sul corteo per Charlie” il pamphlet che divide la Francia
Lo storico Emmanuel Todd: “In piazza per calpestare Maometto”. Il premier: “Fu per la laicità”
di Bernardo Valli


PARIGI ERO convinto di essere stato testimone, come cronista, di un’eccezionale manifestazione democratica. E invece avrei assistito, e in sostanza partecipato, a un’impostura. A una immensa menzogna. Mi riferisco a Place de la République. Là, sulla grande piazza parigina, l’11gennaio, quattro milioni di uomini e donne, non soltanto francesi, espressero solidarietà a Charlie Hebdo , settimanale satirico diventato simbolo della libertà d’ opinione e della laicità. Sulla folla ondeggiavano i ritratti dei suoi giornalisti assassinati durante una riunione di redazione perché il loro settimanale aveva pubblicato caricature di Maometto ed anche quelli dei clienti ebrei di un negozio kosher trucidati alla Porte de Vincennes nelle stesse ore. Neppure quattro mesi dopo, il significato di quella imponente, dignitosa riunione popolare divide la sinistra. Solleva un tumulto d’opinioni. Al punto che il primo ministro, Manuel Valls, ha ritenuto necessario intervenire.
A far esplodere le divergenze è il pamphlet di Emmanuel Todd (Qui est Charlie? Sociologie d’une crise religieuse. Edit. Seuil), apparso appena ieri nelle librerie ma da giorni ampiamente analizzato, criticato, non sempre del tutto ripudiato, su quotidiani, settimanali e schermi televisivi. Classificato a sinistra, benché non appartenga a nessuna delle sue componenti, Emmanuel Todd è uno storico e demografo noto per le polemiche dissacranti. E’ tenuto in quarantena dal mondo universitario ma è uno studioso e un autore rispettato. Suo nonno era Paul Nizan, autore di Aden Arapresa bia, libro con una celebre prefazione di Jean-Paul Sartre, suo padre è un grande giornalista, Olivier Todd, e Claude Lévi-Strauss era un cugino. Ascendenti colti e famosi, tra i quali qualche rabbino e molti atei dichiarati.
Di solito Emmanuel Todd se la prende con la sinistra, l’unica che per lui, uomo di sinistra, pare meriti di essere interpellata e di petto. Capita che, paradossalmente, le sue formule servano però alla destra. Nel ’95, Jacques Chirac, allora campione del centrodestra, si appropriò dell’espressione “frattura sociale” e del programma aggregato ideati da Todd. Li usò per dare toni di sinistra alla sua campagna elettorale e gli andò bene perché diventò presidente della Repubblica e poi fautore, com’era logico, di una politica contraria, adeguata a un leader di destra. La carriera politica del primo ministro socialista Lionel Jospin, il vero candidato di sinistra, che aveva trascurato la “frattura sociale “di Todd, finì in quell’occasione. Basandosi sulla sua specialità, Todd si è affidato alle carte e alle statistiche ed è arrivato alla conclusione che, al di là dei buoni sentimenti esibiti, il significato profondo di quella che è considerata la più importante manifestazione della storia moderna di Francia è appunto un’impostura, meglio un episodio (per citare Marx) di “falsa coscienza”. Quel che Todd ha visto sono milioni di sonnambuli accodati dietro un presidente, François Hollande, scortato dall’oligarchia mondiale, per difendere il diritto inalienabile di calpestare Maometto, «personaggio centrale di un gruppo debole e discriminato». Per lui è stata un’immensa menzogna di unanimismo, perché quel giorno il popolo non era Charlie, non erano i giovani delle periferie, musulmani o no, non erano neppure gli operai della provincia. I quali in sostanza non c’erano. Né gli uni né gli altri.
Richiamandosi agli studi di Durkheim sul suicidio , e a quelli di Max Weber, Emmanuel Todd si propone col suo libro di far capire alla gente i valori profondi che la fanno agire e che non sono sempre quelli che immagina. Lui si basa sulla teoria delle “due France”. Da una parte c’è la vecchia Francia laica e repubblicana. In particolare il Bacino parigino e la facciata mediterranea. La Francia che ha fatto la rivoluzione. Dall’altra parte c’è la Francia periferica: l’Ovest, una parte del Massiccio centrale, la regione Rodano-Alpi, la Lorena, la Franca contea. Tutte regioni che hanno resistito alla rivoluzione e che sino alla fine della Seconda guerra mondiale hanno conservato un forte impronta cattolica. Quando si entra nelle strutture familiari di queste zone, sostiene Todd, si nota un’assenza dei valori d’uguaglianza, ad esempio tra fratelli e sorelle riguardanti l’eredità.
Ad ispirare diffidenza nello storico-demografo è stata la forte mobilitazione della Francia tradizionale. L’11 gennaio è stata il doppio di quella della Francia rivoluzionaria. Lo affermano, dati alla mano, gli istituti di statistica. Le regioni periferiche, storicamente antirepubblicane, hanno manifestato più di quelle atee e rivoluzionarie. Insomma, secondo Todd, i bastioni ex cattolici si sono espressi in favore della bestemmia. La manifestazione ha illuminato la vera natura del sistema sociale e politico francese. Vale a dire una Repubblica che, per lui, non integra tutta la popolazione, ma che comprende a pieno titolo e diritto quella educata con studi superiori, le classi medie e la gente anziana. E trascura la parte debole della società. Debole anche religiosamente.
Manuel Valls reagisce con un articolo su Le Monde al libro di Emmanuel Todd. Nega anzitutto che la dimostrazione dell’11 gennaio sia stato un attacco all’Islam. “Calpestare Maometto?” Nessuno lo voleva. La manifestazione era per la tolleranza e per la laicità. È stato un grido lanciato contro il jihadismo che aveva appena assassinato dei cittadini francesi. Richiamandosi abusivamente a una fede. Se molti cittadini si sono tenuti quel giorno in disparte, non hanno ritenuto opportuno unirsi ai quattro milioni di Place de la République, è un fatto che naturalmente suscita interrogativi nei politici e nel governo. Ma questo non basta per denigrare un grande avvenimento popolare, una reazione sana di larga parte del paese. Se non tutto era perfetto non bisogna abbandonarsi all’autoflagellazione. Manuel Valls esclude che un’analisi, sia pure lucida, possa rendere meno nobile l’azione repubblicana dell’11 gennaio. E riesca a dissacrarla.