venerdì 8 maggio 2015

Repubblica 8.5.15
Il Papa, l’ambasciatore gay e quella preghiera insieme ma tra Francia e Vaticano continua il grande freddo
L’Eliseo insiste sulla nomina di Stefanini come suo rappresentante alla Santa Sede “Ora Francesco ha tutti gli elementi per decidere”. Ma è stallo
di Anais Ginori, Paolo Rodari


«IL PAPA ora ha tutti gli elementi per decidere». Sulla nomina del nuovo ambasciatore francese presso la Santa Sede, dall’Eliseo filtra un moderato ottimismo mentre dalla Santa Sede resta un silenzio eloquente. Sono passate ormai tre settimane da quando il diplomatico scelto dalla Francia, Laurent Stefanini, ha incontrato Papa Francesco. Un faccia a faccia inusuale che per ora non ha segnato nessuna svolta nell’atteso gradimento della Santa Sede per il diplomatico. Il ritardo della convalida della nomina da parte del Vaticano assomiglia sempre più a un rifiuto, anche se il pontefice ha voluto conoscere personalmente Stefanini, capo del protocollo all’Eliseo e che ha già lavorato come numero due all’ambasciata francese presso la Santa Sede.
Cattolico praticante, 55 anni, il diplomatico gode dell’appoggio e della stima di alcuni cardinali francesi come André Vingt-Trois e Jean-Louis Tauran. È celibe, senza figli, conduce una vita privata discreta, la sua omosessualità non è mai stata ostentata ed è anzi stata resa pubblica solo da quella che all’Eliseo considerano una «campagna stampa denigratoria » mirata proprio a bloccare il gradimento del nuovo ambasciatore. Anche le presunte prese di posizione di Stefanini in favore della legge per i matrimoni gay sono «fandonie», ripetono dall’entourage presidenziale, tanto più per un uomo abituato a lavorare nell’ombra.
François Hollande continua a essere convinto che Stefanini sia «il candidato giusto, nella posizione giusta», spiegano collaboratori del presidente. La Francia sta tentando di ricucire con il Vaticano, ma senza prendere in ipotesi altri nomi al posto di Stefanini. La crisi è cominciata a fine gennaio quando un trafiletto del Figaro ha annunciato la nomina del nuovo ambasciatore designato senza che ci fosse ancora il gradimento della Santa Sede così come previsto dalla procedure. Un incauto annuncio che non è piaciuto in Vaticano. A inizio febbraio, il nunzio apostolico a Parigi, Luigi Ventura, ha chiesto ufficiosamente a Stefanini di ritirare la sua candidatura. Il diplomatico ha risposto che non era una decisione che spettava a lui ma al presidente Hollande. L’ambasciatore designato ha scritto allora una lettera a Bergoglio per spiegargli che non aveva scelto lui di essere nominato così come non aveva «scelto l’orientamento sessuale».
Chi conosce Stefanini racconta quanto sia rimasto ferito nelle ultime settimane. Il sospetto, dicono all’Eliseo, è che l’outing sia stato creato ad arte da ambienti cattolici francesi per provocare un caso diplomatico con il governo socialista, colpevole di aver fatto approvare la riforma sul matrimonio omosessuale. L’obiettivo dello scontro è politico più che personale, ripetono all’Eliseo sottolineando che ci sono stati altri ambasciatori gay in Vaticano, senza che questo abbia mai provocato uno scandalo preventivo.
Venerdì 17 aprile Stefanini è stato in Vaticano. Prima in Segreteria di Stato, poi a Santa Marta per un colloquio di oltre 40 minuti col Papa. I due hanno parlato e anche pregato assieme. Francesco non è entrato nel merito della domanda di “agreement” presentata da Parigi, semplicemente ha voluto ascoltare Stefanini e mostrargli come non vi siano pregiudizi su di lui. In Vaticano il dossier preparato su Stefanini dal nunzio a Parigi, Luigi Ventura, è stato letto accuratamente. Nel testo ci sarebbe traccia di alcune uscite pubbliche rilasciate da Stefanini a favore del “Mariage pour tous” su cui la Chiesa cattolica ha sempre espresso forte opposizione anche se, sempre Oltretevere, si insiste sul fatto che non sono state queste dichiarazioni a porre un veto sul suo nome, quanto la violazione da parte di Parigi di una delle regole più basilari della diplomazia internazionale: quando si chiede “l’agreement” a un altro Stato si aspetta di ricevere una risposta prima di dare pubblicamente il nome come certo.
«Nulla da aggiungere», dicono Oltretevere, dove fanno anche capire che non verrà inviata nessuna dichiarazione ufficiale a Parigi. Perché a parlare, dicono, è semplicemente il fatto che il necessario gradimento per Stefanini non c’è. «Non è in discussione la buona fede di Stefanini — spiegano ancora dal Vaticano — né c’entra la sua omosessualità». La situazione di stallo apparente dovrebbe risolversi nelle prossime settimane. In caso contrario, Hollande sarebbe anche disposto a lasciare vacante la sede di Villa Bonaparte. Un fatto grave, osservano all’Eliseo, che «non è nell’interesse di nessuno». La Francia è impegnata in diversi dossier diplomatici in cui la collaborazione con il Vaticano è fondamentale: dalla difesa dei cristiani d’Oriente, alla normalizzazione dei rapporti con Cuba, alla gestione dei flussi migratori dall’Africa. Dal Vaticano ribadiscono che il Pontefice non modificherà la linea prescelta. Ma il Papa è capace di sorprese.