venerdì 8 maggio 2015

Repubblica 8.5.15
Ex An e berlusconiani in Puglia i ras di destra sul carro di Emiliano
In Campania Saviano accusa De Luca: c’è Gomorra nelle sue liste
di Lello Parise


BARI Michele Emiliano, alias “tutti dentro”. Tra i quattrocento candidati del centrosinistra alle regionali, l’aspirante alla successione di Nichi Vendola accoglie chiunque: ex aennini come Euprepio Curto, in corsa con i Popolari (Udc, Centro democratico e Realtà Italia); ex berlusconiani come Tina Fiorentino, già assessore delle giunte di centrodestra in Puglia; ex schittulliani, dal nome dell’oncologo Francesco Schittulli, sostenuto dai frondisti di Fitto, da Fratelli d’Italia e Ncd, come Anita Maurodinoia, “miss preferenze” per i conservatori alle comunali di Bari lontane appena un anno e poi traghettata armi e bagagli nelle file del già pm antimafia, che la arruola nella squadra del Pd. «Avevano nei confronti della sinistra, un pregiudizio. Adesso ci danno una mano» spiega Emiliano, che non si scompone più di tanto: «Peraltro, sono delle mosche bianche. Non ho fatto il calcolo, ma si tratta solo di dieci competitori...».
Un’altra mosca bianca figura in una delle due civiche organizzate dal segretario dei riformisti è Desirée Digeronimo, pm a Roma, che alle ultime amministrative all’ombra di san Nicola voleva scalzare proprio i riformisti dalla guida di Palazzo di città. Non ci riesce e finisce per farsi ingaggiare dall’intrepido Emiliano. Ostinato pure a non rinunciare a tre imputati. Schierati a sua insaputa evidentemente, con i dem: l’ex deputato leccese del Pds Ernesto Abaterusso (truffa aggravata ai danni dello Stato); e i tarantini Michele Mazzarano (finanziamento illecito ai partiti), consigliere uscente, nonché Donato Pentassuglia, assessore alla Sanità nell’esecutivo del leader di Sel, a cui contestano il favoreggiamento nel maxi dibattimento per i disastri provocati dall’Ilva. Emiliano se la cava così: il guaio è che «il codice etico del Pd fa acqua da tutte le parti» ed è la ragione per cui il gruppetto di uomini politici chiacchierati non poteva essere messo da parte. «Io, come segretario, ne ho preso atto. Nelle mie civiche comunque, non ci sono né destinatari di avvisi di garanzia né condannati ».
Emiliano come De Luca, governatore in pectore in un’altra terra del Sud, la Campania, che Roberto Saviano in un’intervista all’ Huffington Post accusa senza se e senza ma: «Nelle sue liste c’è Gomorra»? Da Napoli, il diretto interessato replica: «Servono denunce, non mezze parole». Mentre il progressista pugliese avverte: «Non credo di poter essere paragonato a Vincenzo. Noi stiamo semplicemente facendo quello che facciamo da undici anni a questa parte. Abbiamo cioè preso una regione, questa, chiamata “l’Emilia nera”, per trasformarla in un feudo del centrosinistra ». A quale prezzo? «Nessuno, per quello che mi riguarda. Io non faccio patti con chissà chi, non prometto assessorati, niente. Resto un magistrato e so perfettamente come mi devo muovere». Il pubblico ministero in aspettativa ribattezzato “gladiatore” da quando nel 2004 diventò sindaco del capoluogo del tacco d’Italia, è un fiume in piena: «Con i tempi che corrono, non so dire bene che cosa sia la sinistra. Però io sono un uomo di sinistra, sono sempre stato da quella parte, ho sempre rispettato le leggi e il mio prossimo, sono un patriota, ho rapporti buonissimi con le forze dell’ordine, le forze armate, tutte cose che qualcuno un tempo avrebbe definito di destra. Canto l’inno nazionale, a differenza di molti della sinistra radicale che quasi se ne vergognano». Non si ferma più: «Ho creato un’arca di Noè? Questa è una barzelletta. Nella campagna elettorale del 2010, nelle liste di Sel, del Pd e dell’Idv c’erano moltissimi imprenditori, le cui attività economiche rischiavano di entrare in conflitto con l’imparzialità della pubblica amministrazione. Questa volta, non ci sono. Se ne è accorto qualcuno che facciamo a meno di 50mila voti, pressappoco, portati cinque anni fa da questi stessi imprenditori a Vendola?».