venerdì 8 maggio 2015

Repubblica 8.5.15
Putin prepara la “grande parata” Ma l’Occidente diserta Mosca
Domani l’anniversario della resa dei nazisti. Accanto allo “zar” i leader di Cina e Cuba. Italia, Germania e Francia mandano i ministri degli Esteri
di Nicola Lombardozzi


Mosca Con uno sguardo a ogni dettaglio, alle musiche e alle bandiere, e con un’occhiata carica d’amarezza alla lista degli invitati, Vladimir Putin vive ore frenetiche alla vigilia di quella che i giornali già definiscono «la più grande parata militare della Russia moderna». A mettergli ansia non sono i possibili imprevisti come il debutto del super carro armato T.14-Armata che ieri si è clamorosamente piantato durante le prove generali sulla Piazza Rossa. Né la minaccia di pioggia che sarà spazzata via dal consueto “bombardamento chimico” che scandalizza gli ecologisti. Domani, per il 70esimo anniversario della resa dei nazisti all’Armata Rossa sovietica che sancì la fine della Seconda guerra mondiale, il presidente russo vedrà infatti intorno a sé la rappresentazione plastica dei Paesi da considerare in qualche modo “amici”, di quelli da ritenere invece “ostili” e di quelli che hanno studiato acrobatiche soluzioni pur di non fare sgarbi al Cremlino senza allo stesso tempo contrariare i desideri di Washington. Sul palco già allestito ai piedi del Cremlino a coprire pudicamente il mausoleo di Lenin, il presidente avrà al suo fianco Xi Jinping, presidente della Cina riscoperta come potenziale alternativa all’Occidente in tempi di crisi Ucraina e di Seconda Guerra Fredda. Ci saranno anche il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, il presidente indiano, i leader delle ex repubbliche sovietiche asiatiche, Raul Castro. Unica defezione tra gli “amici” quella ancora misteriosa del leader nordcoreano Kim Jong-un.
Il resto della tribuna d’onore, dislocata per ammirare le meraviglie dell’esercito russo e l’esaltato spirito patriottico del pubblico, sarà invece segnato più dalle assenze che da altro. Obama ha respinto l’invito e si farà rappresentare solo dal suo ambasciatore Tefft, peraltro mal sopportato dal Cremlino che lo considera un fomentatore delle opposizioni al regime. Stesso esempio hanno deciso di seguire quasi tutti gli altri Paesi europei e della Nato, compresa quella Turchia la cui solidarietà resta limitata agli accordi sul gasdotto.
Il tutto con singolari eccezioni decise all’ultimo momento, anche su insistenza dei diplomatici russi, e per non rompere definitivamente i rapporti con un partner commerciale come la Russia, rimasto un mercato fondamentale nonostante le sanzioni economiche. La Francia ha deciso di inviare il suo ministro degli Esteri Laurent Fabius, risparmiando grane a Hollande. L’I-A talia ha seguito l’esempio in extremis e con tanta fretta che l’annuncio è stato dato dalla stampa russa prima che dalla Farnesina. Il ministro Gentiloni però non assisterà alla parata ma si limiterà a deporre una corona di fiori presso il Milite ignoto. Ancora più complessa la scelta tedesca. Il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier è già in Russia da ieri. Domenica mattina, giusto con un giorno di ritardo, arriverà invece in visita di Stato la cancelliera Merkel per confermare il suo ruolo di interlocutore privilegiato di Mosca. Non a caso, le sanzioni contro la Russia che hanno duramente colpito l’economia italiana, francese e spagnola, non hanno fatto molti danni all’export tedesco in Russia, così come non hanno danneggiato quello statunitense che è addirittura cresciuto del venti percento.
Singolare la soluzione britannica. Durissimo in molti occasioni con Mosca, David Cameron non ci sarà e non invierà alcun ministro ma solo il deputato conservatore Nicholas Soames. Che però è perfettamente in tema essendo nipote di Winston Churchill.
Tutte scelte che eviteranno un fiasco assoluto ma che lasciano l’amaro in bocca a Putin e anche a gran parte dei russi. Mikhail Gorbaciov, che non è certo molto tenero con l’attuale presidente, ha definito le assenze un vero e proprio «oltraggio a un popolo che ha subito pesantissime perdite per debellare la peste nera del nazismo ». Ed è andato giù ancora più duro: «Gli europei si dimostrano asserviti al volere di Washington. Posso capire le pressioni che subisce ad esempio la Merkel, ma non posso giustificarla ». Perché un altro tema che fa male all’orgoglio russo è proprio la scarsa considerazione del merito inequivocabile dell’Armata Rossa nella sconfitta della Germania hitleriana. Una sorta di revisionismo denunciato più volte da Putin, in particolare quando a un leader polacco scappò l’assurda dichiarazione che «nel ‘45 la Germania fu invasa dai sovietici».
Amarezza e rancori che domani saranno occultati da un tripudio di cori militari festanti, dalle medaglie dei veterani e dai nuovi cacciabombardieri invisibili ai radar pronti a essere lanciati sul mercato. Un piccola rivincita Putin se la prenderà grazie a Xi Jinping, firmando quella che sembra un’alleanza militare per le guerre del futuro: un trattato di mutua cooperazione contro ogni attacco cyber e contro le reti di intercettazioni da parte di potenze ostili”. Un chiaro segnale a Obama e alla sua Nsa smascherata dalla talpa Snowden esule a Mosca. Anche lui, per altri motivi, assente sulla Piazza Rossa.