venerdì 8 maggio 2015

Repubblica 8.5.15
Francesco Bonifazi
“Unità, troppi errori della vecchia dirigenza dem”
intervista di Tommaso Ciriaco


ROMA . Un giornale in liquidazione. Editori in fuga. Giornalisti con case e stipendi pignorati per pagare i danni degli imprenditori. E il Pd cosa fa? «Ha fatto e sta facendo molto », assicura il tesoriere dem Francesco Bonifazi. «È ingeneroso dire che non ci stiamo occupando della “Nie” in liquidazione. Con un accordo sindacale saranno reinseriti nella nuova Unità 25 giornalisti su 56. E 4 poligrafici».
E per quanto riguarda il passato?
«Per le cause che hanno riguardato prevalentemente i vecchi direttori dell’Unità, siamo stati gli unici a compiere un passo concreto: le somme del contributo all’editoria che spettano alla nuova Unità verranno versate in un fondo appositamente costituito presso la Federazione nazionale della stampa. A ristoro non dei soli giornalisti dell’Unità, ma per tutti quelli che si trovano nella stessa situazione. Con questo gesto il Pd intende tutelare il diritto all’informazione».
A quanto ammonta il fondo?
«Nel 2014 era di due milioni di euro. Con la riduzione in atto, nel 2015 sarà molto meno. Ma comunque una cifra significativa».
Ma basterà a coprire i colleghi della “vostra” storica testata?
«Non so a quanto ammonta la cifra di tutti i giornalisti che hanno subito pignoramenti».
Trattandosi dell’Unità, sarebbe utile conoscerle. L’ex direttore De Gregorio ha detto di non aver ricevuto risposte da lei e Lotti.
«Io sono stato invitato a una conferenza stampa con il segretario della Fnsi. Credevo di trovare De Gregorio. Ho fatto la proposta, concreta, di un fondo. Se non la convince, che posso farci?».
Scusi, si rende conto che sta parlando di giornalisti con beni pignorati per centinaia di migliaia di euro?
«Se non mi rendessi conto che questi giornalisti, compresa De Gregorio, sono oggetto di un danno sproporzionato, non mi farei parte diligente per trovare una soluzione ».
Ma il Pd non sente la responsabilità, anche morale, di risolvere questo caso?
«Io mi sento moralmente responsabile della ripartenza dell’Unità. Ho trovato una situazione debitoria di 33 milioni di euro, con una perdita contabile di 800 mila euro al mese. Penso sia importante far risorgere un pezzo di storia dell’informazione d’Italia. Siamo a un passo dal farlo. È questo il peso morale che sento verso l’Unità».
Pensa che Renato Soru, a lungo editore nell’Unità e attualmente eurodeputato del Pd, debba contribuire anche materialmente a trovare una soluzione?
«Era un socio di riferimento dell’Unità in liquidazione e su di lui incombono tutti gli obblighi giuridici e le responsabilità relative che quel ruolo dà. Detto questo, apprezzo l’apertura che Renato ha fatto nel prendersi attivamente carico dei problemi dei giornalisti».
Anche il Pd è socio, a dire il vero.
«Assolutamente sì. Nella vecchia Unità eravamo soci per lo 0,069%. Nella nuova per il 5%».
Però conta anche l’inscindibile rapporto tra il partito e il giornale. A proposito, nulla da rimproverare alle segreterie del Pd che hanno gestito prima di voi l’Unità?
«Dico solo che in futuro la gestione del giornale sarà diversa dal passato...».
Come si evita il ripetersi di altri casi come quelli dell’Unità?
«Con una normativa che colmi un vuoto. Quella attuale espone il direttore e il giornalista a rischi eccessivi ai fini risarcitori. Si lede il diritto all’informazione e chi scrive può essere condizionato. Ci stiamo adoperando, anche se la soluzione giuridica è complessa, visto che bisogna rispettare la libertà di manifestazione del pensiero del cronista e il principio della par condicio creditorum».