lunedì 4 maggio 2015

Repubblica 4.5.15
l premier ai prof: “Senza il ddl saltano 100 mila assunzioni”
di Silvia Bignami Eleonora Capelli


BOLOGNA Una domenica blindata a Bologna per il premier Matteo Renzi, che ha chiuso la Festa dell’Unità. Dentro al parco dove si teneva il comizio, 3mila persone con le bandiere del Pd, mentre fuori dai cancelli la polizia faceva partire una carica per allontanare i manifestanti di collettivi universitari e centri sociali. Alla fine degli scontri è rimasta sdraiata a terra una donna di 60 anni, poi ricoverata in ospedale per la frattura scomposta del braccio destro, che non faceva parte della protesta. Sono stati medicati in ospedale anche una ragazza di 23 anni, attivista del collettivo universitario Hobo, e un giovane di 21. Tre i fermati per resistenza a pubblico ufficiale. I manifestanti erano circa un centinaio, con striscioni contro il Jobs Act e la riforma della scuola, e davanti all’ingresso si sono trovati faccia a faccia con i poliziotti in tenuta antisommossa, in uno spazio già affollato per il mercato. Per entrare nell’area del dibattito hanno cominciato a spingere, lanciare uova e acqua, sputando e cantando contro la polizia. Che poco dopo ha fatto partire la carica. Poco lontano c’era anche una pacifica protesta di insegnanti con pentole e cucchiai, e un piccolo drappello di docenti, circa una cinquantina, è riuscito a entrare e ha accompagnato il discorso di Renzi con qualche fischio. Tra loro sindacati di base e anche i rappresentanti del movimento della scuola che avevano già costretto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini alla fuga la scorsa settimana, sempre dalla festa di Bologna. Renzi, però ha sfidato i fischi: «Mi hanno detto di non parlare della scuola, perché qui c’è chi contesta la nostra riforma, ma io non mi faccio spaventare da tre fischi. Noi “teniamo botta”, come si dice a Bologna, noi dobbiamo cambiare l’Italia». Anzi, proprio sulla scuola il premier apre per la prima volta con chiarezza a modifiche al suo disegno di legge: «Non è una riforma da prendere o lasciare. Ci sono alcuni aspetti in sui possiamo cambiarla e ci sono molte cose che cambieremo, non pretendiamo di avere la verità in tasca. Ma fischiando e urlando non restituiamo dignità sociale alla scuola». Parole che prendono forma dopo il comizio, quando Renzi si trattiene per oltre un’ora insieme a quattro delegati della protesta. Avanti tutta invece, sull’Italicum, la cui corsa si conclude oggi con la pattuglia dei no che rischia di allargarsi: «Non ci fermiamo a 100 metri dal traguardo». Tra questi ci sarà anche il voto «non favorevole» di Gianni Cuperlo, che però ieri Renzi ha ringraziato della presenza dal palco, dopo le polemiche per il mancato invito alla Festa dei big della minoranza: «Benvenuto a casa tua. Insieme faremo ripartire l’Unità entro la festa nazionale del Pd a Milano». Dunque entro settembre.