domenica 3 maggio 2015

Repubblica 3.5.15
Lettere a un amico di Hannah Arendt
di Francesca Bolino


Lettere a un amico di Hannah Arendt e Kurt Blumenfeld Ombre Corte, trad. Ragno, Consolaro pagg. 277, euro 23

«KURT, ti voglio bene e vorrei trasformarmi subito nella piccola erba su di un piccione arrosto e andarmi a poggiare sul tuo palato...» così scriveva il 6 agosto 1952 Hannah Arendt a Kurt Blumenfeld, l’amico di una vita. Ma le lettere di 30 anni tra i due, sono molto più di uno sguardo sul privato della Arendt: al centro c’è il suo rapporto con l’ebraismo. Lei negli Usa, lui a Gerusalemme. Essere ebrea, scrive nell’introduzione Laura Boella, «fu per lei un vincolo di appartenenza, mai rifiutato, ma non identitario, che si tradusse nel compito critico di opporsi all’astrazione del popolo ebraico».
Irriducibile agli schemi, come lamenta Kurt: «Ogni volta che credevo di poterti prendere tra le mie fila, tu eri già lontana».