Repubblica 3.5.15
Frammenti di Roland Barthes
Le schede in cui annotava i “discorsi amorosi”, appunti, disegni, lettere.
Nell’anno del suo centenario Parigi celebra l’intellettuale che volle mettere ordine ai sentimenti senza poter evitare di esserne travolto
di Fabio Gambaro
PARIGI INTELLIGENZA E SENSIBILITÀ . Spirito critico e passione. A cento anni dalla nascita e venticinque dalla scomparsa, Roland Barthes continua a essere considerato uno dei grandi intellettuali del Ventesimo secolo. Uno studioso curioso e affascinante, mai facilmente classificabile, nel cui originale percorso facoltà analitiche e rigore teorico convivono sempre con una dimensione più apertamente disponibile alle emozioni. Le sue opere maggiori, da Miti d’oggi a Frammenti di un discorso amoroso, da Il piacere del testo a La camera chiara , nascono sempre all’incrocio di queste due prospettive, la cui sovrapposizione ha permesso all’autore de Il grado zero della scrittura di lasciare una traccia profonda nella cultura del secolo scorso.
Di questa centralità di Barthes, come pure del suo carattere polimorfo (fu semiologo, critico, saggista e scrittore), si trova conferma nella mostra che sta per essere inaugurata alla Bibliothèque nationale de France, Les écritures de Roland Barthes. Panorama ( dal 5 maggio al 26 luglio). Utilizzando due diversi spazi della biblioteca, la mostra propone una vasta scelta di documenti e manoscritti, oltre che numerosi disegni e dipinti dell’autore di Critica e verità, nel tentativo di mettere in luce non solo il suo modo di utilizzare la lingua e la scrittura per dare corpo ai suoi interessi letterari, mitologici, semiologici o politici, ma anche la dimensione materiale e grafica della scrittura stessa, il suo farsi «sistema di segni» capace d’incarnare l’immaginario dello scrittore. Il tutto lungo un percorso che si conclude concentrandosi sulla genesi e la realizzazione di Frammenti di un discorso amoroso, l’opera pubblicata nel 1977 che rivelò l’autore al grande pubblico, ottenendo un enorme successo.
Proprio questa sezione consente di vedere da vicino le diverse tappe da cui nasce l’opera di Barthes, che nelle sue celebri “schede” raccoglieva e accumulava una gran quantità di pensieri, intuizioni, appunti, citazioni, ricordi, schemi, elenchi, interrogativi che poi aggiornava, correggeva e arricchiva di continuo. L’opera definitiva — che grazie a un sapiente lavoro di selezione e montaggio ha conosciuto varianti, correzioni e trasformazioni — conserva la traccia di tale processo di costruzione e decostruzione nel quale a poco a poco tutto il materiale — che tra l’altro sfrutta un vasto corpus di opere letterarie, filosofiche, musicali o pittoriche — riesce a trovare un’organizzazione definitiva. Il risultato è un insieme di frammenti, un ricco puzzle di riflessioni e suggestioni che, dietro la trama colta e raffinata, nasconde anche una dimensione più sofferta e personale, come risulta tra l’altro dalle lettere che in quel periodo lo studioso scriveva al giovane Antoine Compagnon.
Una parte di tale corrispondenza sta per essere pubblicata in una raccolta d’inediti a cura di Eric Marty: Album. Inédits, correspondances et varia ( Seuil). Si tratta di una delle tante pubblicazioni in arrivo, tra cui spicca la bella e approfondita biografia scritta da Thiphaine Samoyault, Roland Barthes ( Seuil) che sottolinea il sentimento d’emarginazione e impostura da cui il semiologo cercò di liberarsi per tutta la vita. Oppure l’intenso omaggio della scrittrice Chantal Thomas, Pour Roland Barthes ( ancora Seuil), che oltre a ricordare la sua amicizia per lo studioso, sottolinea l’importanza dei suoi famosi seminari. Nella raccolta curata da Marty figurano testi appartenenti alle diverse fasi della vita di Barthes, dagli anni della giovinezza in cui trascorse lunghi periodi in sanatorio (esperienza all’origine di un breve saggio del 1946 intitolato Esquisse d’une société sanatoriale) fino all’ultimo sogno della Vita nova, il progetto incompiuto che doveva segnare il passaggio dalla riflessione teorica all’invenzione romanzesca. Album però propone soprattutto un ricco campione della corrispondenza di Barthes. Da Raymond Queneau a Michel Leiris, da Maurice Blanchot a René Char, da Claude Lévi-Strauss a Michel Foucault, da Alain Robbe-Grillet a Julia Kristeva, da Michel Butor a Jacques Derrida, sono molti i destinatari delle sue lettere: oltre che preziosa testimonianza di mezzo secolo di storia intellettuale, svelano molto della personalità dell’autore, dei suoi dubbi, dei suoi tormenti e delle sue insicurezze. Mostrano un Barthes meno conosciuto che, accanto al rigore intellettuale e alla straordinaria capacità di leggere e interpretare i segni della letteratura e del reale, dimostra un incessante bisogno di relazioni forti e profonde. È un Barthes che ci ha lasciato — come è stato scritto da Le Monde — un «certo modo di articolare il testo e la vita » e una «certa maniera di stare al mondo».