giovedì 28 maggio 2015

Repubblica 28.5.15
L’amaca
di Michele Serra


IL SORDIDO traffico di nomi di candidati “impresentabili”, a pochi giorni dalle elezioni regionali, è un capolavoro (si spera involontario) di masochismo politico. Riesce infatti, in un colpo solo, a indebolire sia la posizione dei “manettari” che quella dei “garantisti”. Quella dei manettari perché brandire elenchi del genere ormai a ridosso del voto ha un inevitabile sapore di arma impropria, di mossa scorretta largamente fuori tempo massimo. Quella dei garantisti perché, per difendere l’autonomia della politica, sono costretti a difenderne anche la gaglioffagine, nonché (vedi Lanfranco Pace a Radiouno) il suo diritto a rappresentare anche l’elettorato colluso e “scambista”, perché la politica, sapete, non è cosa per educande (questa la si era già sentita). A uscirne rafforzato, una volta di più, è solamente lo sconforto, e dunque il conseguente probabile aumento dell’astensionismo. Come sovente accade, davvero non si riesce a capire perché diavolo si riesca a complicare e inquinare un’esigenza — quella di tutelare l’onorabilità di chi ricopre funzioni pubbliche, per altro sancita dall’articolo 54 della Costituzione — che potrebbe e dovrebbe essere già ampiamente garantita dalle leggi in vigore, dalla Severino in su e in giù. A partire dalla spericolata candidatura di De Luca in Campania, a quanto pare la presentabilità/ impresentabilità, che non è un requisito “morale”, ma giuridico, è diventata materia discrezionale, una disputa a posteriori, a liste fatte e a babbo morto. Semplificare le cose: mai!