martedì 19 maggio 2015

Repubblica 19.5.15
Stefano Cappa, professore di Neuropsicologia all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano
“Ma in Italia niente sbocchi per i ricercatori”
intervista di S. Be.


LEGGERE il pensiero? Lo facciamo da sempre coi nostri occhi, guardando il viso e il comportamento dell’altro. Le macchine ci aiuteranno ad aggiungere qualcosa in più. Per Stefano Cappa, professore di Neuropsicologia all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano, siamo in un momento di crescita della ricerca e il boom dei brevetti americano testimonia la necessità di un passaggio chiave: quello dal laboratorio alle applicazioni pratiche.
Quali sono i problemi, oggi, di queste tecnologie?
«Che al momento non ci danno informazioni davvero affidabili. Intanto perché le condizioni in cui svolgiamo gli esperimenti sono molto diverse da quelle della vita reale. Per esempio, per quanto riguarda la cosiddetta macchina della verità, il problema è che i nostri volontari fingono di mentire, perché non hanno motivazioni reali per farlo. E poi perché nelle ricerche sul cervello, per avere segnali sicuri, dobbiamo usare gruppi di soggetti e non possiamo studiare il singolo come ci interesserebbe nella realtà».
Come sarà superato il problema dell’applicabilità pratica dei risultati della ricerca?
«Come si vede leggendo la lista dei brevetti americani, una soluzione è l’impiego di tecnologie leggere e a basso costo, come l’elettroencefalogramma e altre più nuove e in via di sviluppo. Intanto però anche l’evoluzione dell’informatica sta spingendo la crescita del settore. Parlo anche di applicazioni mediche come la neurostimolazione e la neuromodulazione, che sono sempre più promettenti».
I dati di SharpBrains sono americani:
in Italia come siamo messi?
«Ecco, attenzione. I dati di Sharp-Brains mostrano il passaggio dalla ricerca all’industria, e non è una sorpresa che da noi proprio questo passaggio sia un problema. Abbiamo ricercatori fortissimi, ma poi spesso manca una connessione forte tra ricerca e applicazioni. Non mi sorprenderei di trovare qui dati molto meno interessanti di quelli d’oltreoceano ».