lunedì 18 maggio 2015

Repubblica 18.5.15
Registrare ecco l’antidoto all’agenda infinita
di Paolo Legrenzi


LE PERSONE che usano sistematicamente uno smartphone hanno rivoluzionato il modo di usare la memoria. La mia generazione ha vissuto a lungo senza computer e può fare il confronto tra il prima e il dopo. Partiamo da come funziona l’oblio. C’è una teoria, vicina alla psicologia del senso comune, che paragona la dimenticanza al dissolversi di una traccia. Se le cose funzionassero sempre così, allora le informazioni diventerebbero progressivamente più labili e, infine, scomparirebbero per sempre. E tuttavia è meglio paragonare la nostra memoria a una biblioteca.
Capita che, disordinati, perdiamo le tracce di un libro.
Noi sappiamo che quel libro è da qualche parte nella biblioteca, ma non sappiamo dov’è. Oggi, oltre alla biblioteca di un tempo, c’è una nuova biblioteca “artificiale” e abbiamo due sorgenti di possibili disguidi, anche se il sistema nel complesso è più potente e ricco di prima.
Se si usano soltanto memorie esterne cartacee, come agende e appunti, i modi di depositarvi le informazioni sono relativamente ridotti. Al contrario, i dati dentro uno smartphone, se usate Google e non solo l’agenda telefonica del cellulare, sono pressoché infiniti. E allora il problema delle sonde diventa cruciale.
Sapete magari di aver trovato qualcosa, in un dato momento, ma poi non la ritrovate più. Il trucco consiste nel registrare subito le strade che hanno condotto alla scoperta, magari segnandole in una memoria più semplice, per esempio la vostra mail. Finisce così che io, primitivo digitale, mando a me stesso più mail di quelle che ricevo da altri. Non si può ingrandire lo spazio della memoria naturale, che inevitabilmente si deteriora con l’età. Si può però imparare a non commettere errori nell’uso della memoria dello smartphone o del computer. Le cose funzionano un po’ come nel pensiero. Non si può potenziare la nostra capacità di pensare, ma si può imparare a riflettere sugli errori sistematici che tutti noi tendiamo a fare, e così cercare di prevenirli.