venerdì 15 maggio 2015

Repubblica 15.5.15
Grecia, stipendi a rischio
Varoufakis contro Draghi “Non ci aiuterà sul debito perché teme la Germania” Il ministro: scadenze vanno allungate e legate alla crescita. Atene chiede un anticipo sulla tranche di aiuti da 7,2 miliardi
di Ettore Livini

MILANO La Grecia va in pressing per riuscire a sbloccare nuovi prestiti entro la fine del mese e dribblare una crisi di liquidità che si fa ogni giorno più dura. «Noi abbiamo fatto la nostra parte. Ora tocca ai creditori fare un passo verso di noi per incontrarci a metà strada», ha detto il premier Alexis Tsipras. «C’è un’intesa su gran parte delle riforme», gli ha fatto eco il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. E secondo le indiscrezioni, Atene sarebbe pronta a chiedere un Eurogruppo straordinario entro fine mese per provare a convincere Bruxelles a girarle almeno una prima tranche dell’ultimo pacchetto da 7,2 miliardi di aiuti.
Non sarà facile. I falchi della Ue hanno già alzato il fuoco di sbarramento: «Il clima delle trattative è migliorato – ha ammesso il ministro delle Finanze di Berlino Wolfgang Schaeuble – ma di sostanza se ne vede ancora poca». Il governo ellenico proverà nei prossimi giorni a fargli cambiare idea, presentando un piano per la riforma fiscale del Paese in linea con le richieste dei creditori e, probabilmente, accelerando l’iter delle privatizzazioni del Porto del Pireo e di 14 aeroporti per cui è in stand-by un accordo con i tedeschi di Fraport.
La crisi della Grecia è stata sul tavolo di un incontro tra Mario Draghi e il numero uno del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde a Washington in cui il governatore della Bce ha sottolineato come «il quantitative easing andrà avanti fino a quando sarà necessario», sostenendo che «si è rivelato più potente delle previsioni di molti». Nessun accenno invece all’ennesima provocazione di Varoufakis, che ha proposto di «sostituire i prestiti della Bce in scadenza quest’estate con l’intervento del Fondo salva-Stati», ipotesi che «riempie di paura l’anima di Draghi», ha aggiunto, preoccupato di una rivolta della Bundesbank. «I finanziamenti della Bce alle banche del Partenone è catalogabile in qualche modo come finanziamento al Paese», ha detto sibillino in un’intervista ad Handelsblatt il presidende della Buba, Jens Weidmann Eurotower ha acceso la spia dell’allarme anche per i ripetuti attacchi di uomini di Syriza al governatore della banca centrale di Grecia Yannis Stournaras, ex ministro del governo di centrodestra di Antonis Samaras. «Non mi dimetto malgrado le pressioni dell’esecutivo - ha detto lui – Segnalo tra l’altro che sono stato io a suggerire il modo per pagare i 760 milioni di prestiti in scadenza con l’Fmi la scorsa settimana». Rata rimborsata mettendo mano a un fondo speciale depositato proprio presso il Fondo.
La fretta del governo di arrivare a un’intesa, del resto, ha una spiegazione facile: la necessità di riaprire i rubinetti dei finanziamenti, saldamente in mano – purtroppo per Tsipras – a Bce, Ue e Fmi. La prossima scadenza è quella degli stipendi di fine mese (servono 1,5 miliardi circa). Poi a inizio giugno ci sono da pagare altri 305 milioni a Washington. «Il nostro compito è guardare a tutti gli scenari ma non pensiamo a una Grexit», hanno detto ieri i vertici del Fondo.
I mercati, piuttosto cinici, hanno invece già preso posizione nel caso di default. I titoli della canadese Fortress Paper hanno guadagnato il 75% in una settimana alla Borsa di Toronto sulle voci di un accordo con il governo di Atene non commentato dal vertice – per la stampa della dracma o di una valuta parallela.