domenica 10 maggio 2015

Repubblica 10.5.15
L’Inghilterra, l’Europa, Ciampi, Napolitano e Narciso
di Eugenio Scalfari


DUNQUE il voto a sorpresa del Regno Unito. Anzi della Gran Bretagna. Anzi del Regno federale d’Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Questo è l’esito reale del voto di giovedì scorso mentre l’apparenza è la vittoria piena dei conservatori sui laburisti, i liberaldemocratici e gli antieuropeisti dell’Ukip che hanno un seggio avendo però con loro il 12,6 per cento dell’elettorato (effetto negativo dell’uninominale che mortifica i partiti che hanno una presenza decente ma territorialmente dispersa).Il vincitore Cameron deve ora fronteggiare, con calma ma avendo ben chiare le finalità che persegue, due problemi: il primo è il modello federale e in particolare il rapporto con la Scozia e l’Irlanda; il secondo è il confronto con l’Europa. Quest’ultimo evidentemente richiede che anche l’Europa chiarisca a se stessa e al mondo quali sono le sue finalità, senza di che negozierebbe alla cieca con l’ex Regno Unito.
Sulla Repubblica di ieri c’è un articolo illuminante di Timothy Garton Ash che segnala tra tante altre cose una riforma costituzionale che molti politologi ed anche molti uomini politici di varia collocazione stanno considerando: trasformare la Camera dei Lord in un Senato eletto col sistema proporzionale in tutto l’ex Regno Unito che sarebbe il Parlamento di tutto il Regno federale, mentre la Camera dei Comuni sarebbe soltanto il Parlamento inglese, così come esiste già un Parlamento scozzese e un relativo governo.
Avrete già notato che la parola regno compare in tutte le varie ipotesi di trasformazione e di denominazione dell’attuale Regno Unito.
CIÒ vuol dire che la Monarchia e la sua Regina (o Re) rappresentano il simbolo unico dello Stato federale così come l’eventuale Senato sarebbe l’organo che dà la fiducia al premier dello Stato federale; un premier che può essere nato in uno qualunque dei Paesi federati e che avrebbe come poteri la responsabilità politica della Federazione, e quindi la politica estera, la difesa militare, la giustizia, la politica economica e sociale, lasciando ai primi ministri degli Stati membri della Federazione tutti i problemi locali che li riguardano. Insomma dei governatori come esistono e operano negli Usa.
Tutti questi sviluppi sono ancora ipotetici, anche perché Cameron farà di tutto per limitare gli effetti di quanto è accaduto col voto di giovedì che ha visto la sua piena vittoria di conservatore e contemporaneamente la piena vittoria del partito nazionale scozzese, con simpatie laburiste.
Cameron dovrà certamente accrescere l’autonomia amministrativa dei Paesi che compongono l’attuale Regno Unito ma tenterà di evitare l’autonomia politica. Ci riuscirà? Molto dipende anche dai nuovi rapporti che avrà con l’Europa nonché l’evoluzione della stessa Europa, altro tema ancora in gran parte da affrontare.
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Segnalo a questo proposito un documento firmato dai presidenti della Repubblica emeriti Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano in occasione della nascita della Comunità europea del carbone e dell’acciaio voluta da Schuman 65 anni fa: il seme dell’Europa che è ormai un’Unione politica ed economica con 28 Paesi membri, 19 dei quali dotati di una moneta comune.
Il documento, che si rivolge alle istituzioni e ai popoli dell’Europa, contiene un passo di particolare importanza che qui desidero citare: «Tutto conduce alla conclusione che l’Europa — per crescere economicamente e progredire socialmente rendendo operanti i suoi valori per riaffermare la sua identità e il suo ruolo nel mondo — non ha dinanzi a sé altra strada che quella di una sempre più stretta integrazione, di una sempre più stretta unione in senso politico tra i suoi Stati e i suoi popoli».
Chi ha diffuso questa sorta di manifesto politico di stampo europeista sono due nomi che, sommando insieme i loro periodi di permanenza al vertice del Paese (come presidente del Consiglio e poi della Repubblica Ciampi e come capo dello Stato eletto per due volte di seguito Napolitano) totalizzano continuativamente diciassette anni, terminati con l’elezione di tre mesi fa di Sergio Mattarella. Due uomini che avevano già dato il meglio di sé per il bene comune fin dagli anni Ottanta del secolo scorso, conosciuti per l’opera loro in Italia, in Europa, in America, le cui parole oggi sul destino dell’Europa sono quindi della massima importanza e del massimo peso.
In una società globale come quella in cui viviamo l’Europa non può che trasformarsi da Unione confederale quale tuttora è, in Unione federata con le relative cessioni di sovranità dei singoli Stati membri nella politica fiscale, nel bilancio e nel debito, nella politica estera, nella difesa, nella giustizia, nell’immigrazione e nella politica sociale.
L’attuale Regno Unito, quale che sarà il suo futuro assetto, non vorrà annettersi agli Stati Uniti d’Europa, ma dovrebbe altrimenti andrà incontro al destino di piccola potenza, priva di qualsiasi influenza sulla società globale dei Continenti diventati Stati. Dovrebbe, se non vuole chiudersi in una casetta divisa per di più in un condominio di piccoli appartamenti di fronte a sei o sette immensi grattacieli. Winston Churchill lo disse nel 1948 preannunciando che la sorte dell’Union Jack era quella di entrare in un’Europa unita oppure come cinquantesima stella della bandiera americana. Altra via non c’è, il condominio darà solo strettezze economiche e declino politico.
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Ed ora veniamo alle nostre piccole cose (ma per noi assai importanti) anche se (o proprio perché) di livello condominiale. A quel livello la domanda che molti si fanno e ti fanno è se Matteo Renzi ti sia simpatico ed abbia la tua stima oppure no e perché.
Per quanto mi riguarda l’ho già detto più volte, in privato e in pubblico rispondendo a bravissimi conduttori televisivi come Giannini, Floris, Gruber, Annunziata: come persona mi è simpatico e gli riconosco un’eccezionale bravura nella capacità di propagandare il suo prodotto e la sua figura. Più bravo addirittura di Berlusconi che fino al suo arrivo sembrava imbattibile. Diciamo che ha carisma, cioè capacità di convincere e di manovrare.
Il carisma si muove a vari livelli e con varia intensità. Robespierre aveva carisma, Napoleone aveva carisma, Lenin aveva carisma e, venendo a casa nostra, l’avevano Cavour, Mazzini, Garibaldi, Mussolini, De Gasperi, Togliatti, Fanfani, Moro, Berlinguer. E anche Renzi. Vedete a quanti livelli e con quali diversi personaggi il carisma si manifesta.
Invece per Renzi uomo di governo o statista che dir si voglia non ho grande stima anzi ho dentro di me un sottile ma persistente e crescente sentimento di antipatia. Cerco di vincerlo ma finora non ci sono riuscito anche perché le motivazioni non mancano e mi sforzo di verificare che siano obiettive.
Oggi però la motivazione obiettiva mi induce a riconoscergli che sul tema degli immigrati, del tentativo di pacificare la Libia e d’intervenire nei Paesi subequatoriali dell’Africa, Renzi è riuscito a smuovere Juncker a condividere quest’obiettivo. Nei prossimi giorni Juncker dovrà ottenere l’appoggio della Commissione di Bruxelles da lui presieduta, del Parlamento di Strasburgo (Schulz che lo presiede è già d’accordo) e poi del Consiglio europeo.
Qui, dove i 28 Stati membri sono rappresentati dai capi dei rispettivi governi, l’appoggio è molto dubbio anche se la Germania e la Francia concordano con Juncker e con Renzi. Lui comunque quello che poteva l’ha fatto e anche la Mogherini sta lavorando bene.
Quanto a tutto il resto però il mio dissenso permane e anzi direi che è in fase di ulteriore aumento: sulla legge elettorale, sulla riforma del Senato, sui pericoli d’una tentazione autoritaria che da quelle leggi promana, sulla mancanza di leggi concernenti la creazione di nuovi posti di lavoro e quindi di nuova occupazione, sulla mancanza di contatti con i sindacati dei lavoratori, sulla legge per la riforma della scuola. Infine, essendo lui anche segretario del suo partito, sulla spaccatura del Pd a causa della cancellazione dei valori della sinistra per la tutela dei quali il Pd è nato. Il partito di Renzi è ormai di centro e si propone come tale; aspira a monopolizzare il potere.
Marc Lazar, politologo francese e nostro collaboratore, in un articolo di giovedì ha definito queste riforme dello Stato di stampo renziano ma in corso anche in altri Paesi europei, come democrazia esecutiva anziché parlamentare. Perfettamente esatto secondo me. Non c’è un pericolo per la democrazia ma una sua trasformazione da parlamentare ad esecutiva. Il potere esecutivo stabilisce i fini e appronta i mezzi. E in quella parlamentare i fini li stabilivano il Parlamento e il governo possedeva gli strumenti per realizzarli.
Ebbene, questa trasformazione a me non piace affatto e debbo dire che non è neppure più una democrazia, a rifletterci bene. Una democrazia esecutiva è un gioco di parole perché demos significa popolo sovrano e come si esprime il popolo sovrano se non con una rappresentanza proporzionale in un Parlamento che non sia una dépendance del potere esecutivo?
Molte persone e anche rappresentative di forze politiche e sindacali, stanno pensando di astenersi dal voto o di votare scheda bianca sperando che nel frattempo rinasca una sinistra moderna, cambiata, ma ancora legata ai valori di libertà ed eguaglianza. Spero anch’io che questo avvenga o che Renzi torni sui suoi passi sconsiderati. Altrimenti non saranno i democratici ad abbandonarlo, ma lui ad averli abbandonati.
A volte Narciso può giocare pessimi scherzi.
P.S. In una lettera al Corriere della Sera di ieri Silvio Berlusconi ha criticato severamente i capi di governo occidentali che non sono andati alla sfilata di Mosca voluta da Putin per festeggiare la vittoria della seconda guerra mondiale contro il nazismo. «Non bisogna isolare la Russia spingendola verso l’Asia, bisogna invece avvicinarla all’Europa se non vogliamo che sia l’Europa ad essere isolata». Così ha scritto Berlusconi. Si può anche ricordare che lui con Putin ha un’amicizia personale di dubbia qualità che potrebbe averlo indotto a questa pubblica esternazione. Ma quali che siano le possibili ragioni che l’hanno spinto a questa pubblica uscita, Berlusconi ha ragione? Non vi sembri strano, ma anch’io la penso così.