domenica 10 maggio 2015

Repubblica 10.5.15
Le incognite della Liguria, il laboratorio dell’altro Pd
Col candidato civatiano la comunità di Don Gallo, l’Arci, Sel, una parte del sindacato e la lista Doria
E naturalmente i dem delusi da Renzi
di Donatella Alfonso


GENOVA . Non è solo una frase a effetto quella di Matteo Renzi, sul palcoscenico- show dei magazzini del Cotone, venerdì sera, quando abbraccia Raffaella “Lella” Paita. «La Liguria in questo momento è una sfida diversa», perchè «oggi ci sono due sinistre, una che prova a cambiare e l’altra a cui piace perdere e far perdere». Gli strali hanno due destinatari: Pippo Civati, il ribelle che ha lasciato il Pd e Luca Pastorino, il deputato civatiano ex Pd e sindaco di Bogliasco, che sfida la Paita per la guida della Regione puntando a raccogliere non solo la sinistra dem, invelenita dalle primarie vinte da Paita contro Sergio Cofferati, ma soprattutto quel vasto mondo di associazioni e di delusi vari che non pensava più di andare a votare.
Anche perché un sondaggio riservato del Pd ipotizza solo un 40% di votanti alle regionali del 31 maggio, mentre nel 2010 era stati il 60,9. Tra i registi di quest’operazione c’è la Comunità di San Benedetto al Porto fondata da don Andrea Gallo, che tre anni fa sostenne Marco Doria, attuale sindaco di Genova, alle primarie, vinte contro Marta Vincenzi e l’attuale ministro della Difesa Roberta Pinotti. Ci sono l’Arci e molti mondi trasversali, una parte di sindacato — è uomo Cgil, anche se si è subito dimesso, il capolista, l’altro Pastorino, che di nome fa Gianni — e molti altri. C’è SeL e c’è la Lista Doria, che sostiene il sindaco in consiglio comunale. Marco Doria non si è pronunciato, ma non sono mancate polemiche con la Paita sull’alluvione.
E poi c’è il Pd, i cui “confini”, in Liguria, non sono così netti. Lo sa bene Claudio Burlando, presidente uscente e “inventore” della Paita, che la partita può essere facile nelle ali, meno a Genova. Dove nelle primarie Sergio Cofferati si era imposto anche con l’endorsement dei due segretari, regionale (Giovanni Lunardon) e provinciale (Alessandro Terrile). Adesso la situazione si è evoluta: Cofferati è fuori dal Pd e si sta impegnando per Pastorino, e i due segretari sono con la Paita. Anzi, c’è una sorta di fatwa dei vertici del partito locale: chi si candida con altre liste è fuori dal Pd. Le esclusioni non sono ancora partite, si vedrà a giugno. A seguire Pastorino sono stati alcuni civatiani in consiglio comunale e nei circoli. Non c’è stato un esodo di massa tra gli iscritti, ma il disagio si è fatto sentire. E quindi, se i sondaggi parlano di una Paita leggermente al di sotto del suo partito (30-31% rispetto al 34-35%) ma comunque vincente, perché preoccuparsi tanto di un Pastorino che oscilla tra il 12 e il 18%? La risposta sta nel blog di Civati: «Pastorino può essere votato dalle persone libere, anche da altri gruppi politici, perché rappresenta un progetto di cambiamento senza consegnare la regione a destra». Se la risposta a questo appello sarà il voto disgiunto, lo riveleranno le urne.