La Stampa 9.5.15
Pensioni, imbarazzo a Bruxelles
La Ue chiede chiarezza sui conti
“Senza numeri non si può essere precisi sulle correzioni richieste per il deficit”
di Marco Zatterin
Le dichiarazioni ufficiali trasudano miele. «Sono fiducioso che il governo italiano prenderà la decisione giusta», assicura da Roma il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, a chi gli domanda un commento sugli effetti della sentenza previdenziale della Consulta sull’iter europeo dei nostri conti pubblici. «Ho confermato che lavoriamo su misure che minimizzino l’impatto sul bilancio», precisa il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, assicurando che si ottempererà «agli obblighi imposti dalle regole Ue». Tutto bene, a sentir loro. Ma a Bruxelles, l’impressione è altra: i contatti bilaterali procedono serrati e fluidi, ma qualche imbarazzo e confusione di troppo complica il cammino.
Un brutto imprevisto, in effetti. Siamo nelle fasi decisive del cosiddetto «semestre europeo», la strategia con cui i paesi dell’Unione hanno deciso di coordinare politiche e interventi di natura macroeconomica e fiscale. L’Italia ha inviato il Def il 28 aprile, con due giorni di anticipo rispetto alla deadline.
La doccia fredda
Poi, mentre la Commissione Ue limava le previsioni economiche di primavera pubblicate martedì, è arrivata la doccia fredda della Corte Costituzionale e col suo conto potenzialmente pesante, variabile da 5 a 19 miliardi a seconda delle fonti. E’ una somma che può allontanare il rispetto degli impegni e che, al contempo, rende più difficile il lavoro dell’esecutivo. Il quale, mercoledì, dovrebbe presentare le raccomandazioni «specifiche» su ogni fase. In pratica, suggerire i percorsi di correzione fiscale e politica.
Qualche giorno fa a Palazzo Berlaymont auspicavano di poter avere informazioni puntuali su dati e rotta già all’Eurogruppo di lunedì. Ieri più fonti si sono affrettate a dire che la sentenza della Consulta non influenzerà le raccomandazioni, concetto che pare avere un approccio più politico che tecnico: si lascia che Roma manovri e si rimanda il giudizio. «Senza numeri non si può essere precisi sullo sforzo correttivo richiesto per il deficit primario», ammette però un addetto ai lavori. Ovvero su quale debba essere l’intervento per il 2015 (sinora è accettato lo 0,25 del pil) e il 2016 (dovrebbe essere 0,5, ma Roma gioca la carta delle riforme per avere un altro sconto).
Le raccomandazioni
La prima raccomandazione delle 7-8 attese riguarda proprio il budget. L’obbligo di risarcire i pensionati della mancata indicizzazione decisa dal governo Monti nel 2011 suscita incertezza. Una soluzione potrebbe consistere nell’indicare un percorso e sospenderlo in attesa di notizie più precise, le stesse che il governo per il momento non sembra ancora avere. Le valutazioni della Commissione, va ricordato, sono delle proposte di decisioni per il Consiglio a cui spetta comunque l’ultima parola: una revisione del tiro potrebbe avvenire in quella sede; l’appuntamento è previsto per metà giugno. Sino ad allora c’è tempo per mettere a fuoco l’immagine. Anche se, assicurano a Bruxelles, «in questi casi essere rapidi e affidabili, come l’Italia ha saputo essere nell’ultimo scorcio, serve ad avvicinare una soluzione con benefici per tutti».