La Stampa 8.5.15
Onu, Russia contraria a distruggere le navi
di Paolo Mastrolilli
Il testo della risoluzione per autorizzare interventi contro il traffico degli esseri umani dalla Libia è pronto, e sta già circolando tra i Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’ostacolo più significativo da superare è la Russia, che potrebbe bloccare tutto con il veto, e ha già detto di essere contraria alla distruzione delle imbarcazioni.
La bozza è stata scritta dall’Italia, con i quattro Paesi dell’Ue presenti in Consiglio, cioè Gran Bretagna, Francia, Spagna e Lituania. Ora questi Paesi lo stanno facendo circolare fra gli altri membri del Consiglio, per sentire le loro valutazioni.
Il testo si basa sul modello dell’Operazione Atalanta, autorizzata dal Palazzo di Vetro per contrastare la pirateria in Somalia. Questo intervento era stato lanciato usando il Capitolo 7 della Carta della Nazioni Unite, che consente l’uso della forza. Lunedì l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Federica Mogherini, interverrà davanti al Consiglio di Sicurezza per illustrare la posizione di Bruxelles, e sostenere dietro le quinte la risoluzione. Al momento fra i Paesi che hanno il potere di veto solo la Russia ha avanzato un’obiezione, dicendo di non essere favorevole a colpire le imbarcazioni. Mosca era contraria all’intervento che aveva rovesciato Gheddafi, e ha sempre rimproverato ai Paesi occidentali di aver stravolto la risoluzione usata per giustificare quell’operazione. L’opposizione a colpire le imbarcazioni, però, non significa automaticamente no al ricorso al Capitolo 7 contro i trafficanti. Si tratta dunque di limare il linguaggio per renderlo accettabile. Una via d’uscita è possibile, ad esempio, perché invece di distruggere le imbarcazioni, si potrebbe sequestrarle o disabilitarle alla navigazione. La Russia, però, potrebbe avere interesse a legare questa discussione a quanto accade in Ucraina. Il 18 di maggio il Consiglio Affari Esteri-Difesa dell’Ue discuterà la questione, ma quella data non è vincolante: la risoluzione potrebbe essere votata prima o dopo.
L’inviato dell’Onu in Libia, Bernardino Leon, continua intanto la mediazione fra le parti in lotta, per creare un governo di unità nazionale che stabilizzi il Paese. L’esecutivo in esilio a Tobruk sembra aver accettato la sua proposta, ma quello islamista di Tripoli resta incerto.