domenica 3 maggio 2015

La Stampa 3.5.15
La procuratrice afroamericana che prova a salvare Baltimora
Marilyn Mosby, 35 anni, è figlia di poliziotti e moglie di un politico locale Ha incriminato sei agenti per la morte del 25enne Freddie: è stato un omicidio
di Paolo Mastrolilli


Quando aveva 15 anni, Marilyn Mosby vide i poliziotti di Boston ammazzare sulla porta di casa suo cugino, perché lo avevano scambiato per uno spacciatore. Eppure suo padre, sua madre, suo nonno e quattro zii erano tutti poliziotti. Solo sapendo questo particolare si può immaginare cosa sia passato nella testa di Marilyn, oggi procuratore capo di Baltimora, quando venerdì ha deciso di incriminare i sei agenti responsabili della morte di Freddie Gray: «Non è – ha giurato lei – un atto di accusa contro l’intero Dipartimento, ma la legge è uguale per tutti e verrà applicata a tutti».
La vicenda
Gray era stato arrestato il 12 aprile scorso e chiuso in un van, che doveva portarlo al commissariato. Durante il tragitto aveva subito una lesione alla spina dorsale, che pochi giorni dopo lo aveva ucciso. La sua morte aveva scatenato una serie di proteste a Baltimora, sfociate lunedì scorso nelle manifestazioni violente. Giovedì la polizia ha consegnato alla Mosby il risultato della sua inchiesta, in cui fra l’altro un testimone sosteneva che Gray si era procurato volontariamente la lesione, sbattendo contro le pareri dei veicolo. Venerdì la procuratrice ha ricevuto il responso dell’autopsia, che ha decretato la morte un omicidio, e subito dopo ha incriminato i sei agenti coinvolti nell’episodio: Caesar Goodson, Brian Rice, William Porter, Alicia White, Edward Nero e Garrett Miller. Tre di loro sono neri.
Arresto illegale
Secondo la Mosby, l’arresto di Gray era illegale, perché non c’era motivo per fermarlo: i poliziotti hanno sostenuto che aveva un coltello a serramanico, ma non era vero. La procuratrice poi ha contestato il trattamento del detenuto durante il trasporto, perché gli agenti non lo hanno legato con le cinture di sicurezza, lasciandolo sul pavimento del van con le mani e i piedi ammanettati. Quindi non hanno risposto alle sue richieste di aiuto medico.
Il sindacato di polizia ha detto che Marilyn ha preso una decisione affrettata per calmare la piazza, evitare un’altra Ferguson, proteggere la carriera politica del marito Nick che rappresenta proprio West Baltimore in Consiglio Comunale, e fare contento l’avvocato della famiglia di Gray, William Murphy, che l’aveva appoggiata durante la campagna per essere eletta procuratrice. C’è molto di più, però, dietro la sua storia.
Da Boston all’Alabama
Marilyn è nata 35 anni fa a Boston ed è cresciuta in una famiglia di poliziotti: suo nonno aveva fondato il sindacato degli agenti neri. Nel 1994 aveva visto ammazzare suo cugino dai colleghi dei propri genitori. Lei era scampata alla violenza del quartiere, frequentando una scuola privata, ed era andata alla Tuskegee University, in Alabama, dove aveva conosciuto Nick, originario di Baltimora. Poi si era specializzata in legge alla Boston University, ma era tornata vivere nella città del marito, nel quartiere degradato di Reservoir Hill. È il procuratore capo più giovane degli Usa, eletta a novembre scorso, ma ha già per le mani il caso che deciderà molto più della sua carriera personale.