sabato 30 maggio 2015

La Stampa 30.5.15
Il candidato non voluto e poi sostenuto con troppa foga
di Marcello Sorgi


È così, alla vigilia del voto, il Pd è esploso sul caso De Luca. Ma forse sarebbe meglio dire che è saltato per aria sul caso Bindi, dato che già durante la conferenza stampa convocata per comunicare la lista degli impresentabili, e aperta con la notizia che in cima a quella lista c’era il candidato governatore della Campania, un fuoco di fila di dichiarazioni degli esponenti del partito più vicini al premier ha preso di mira la presidente della Commissione Antimafia, accusandola di aver ordito la trama degli impresentabili, e averla fatta slittare fino alla conclusione della campagna elettorale, solo per danneggiare il Pd e il governo.
Inutilmente Bindi ha precisato che la lista non avrebbe avuto effetti diretti sull’eventuale elezione dei cosiddetti impresentabili, altrettanto inutilmente ha ricordato che erano stati tutti i partiti, all’unanimità, a decidere di dotarsi di un codice morale che prevedeva, appunto, di non candidare anche chi era soltanto rinviato a giudizio. L’accusa di alto tradimento partita dallo stato maggiore renziano non è stata scalfita minimamente da queste giustificazioni. Anche perché le ragioni dell’inserimento di De Luca nella lista sono diverse da quelle per cui potrebbe risultare ineleggibile o essere sospeso appena eletto, secondo la Cassazione.
Ieri infatti è venuto fuori che l’ex sindaco di Salerno deve rispondere di truffa, concussione e associazione per delinquere. Se Renzi, Boschi, Guerini e tutti i deputati e i senatori renziani, oltre al presidente del partito Orfini, avessero saputo che si trattava di questo (ma la Bindi non li ha informati) forse non si sarebbero sbilanciati tanto in difesa di De Luca come avevano fatto nei giorni precedenti. L’ex sindaco di Salerno, da candidato mal digerito dopo la vittoria delle primarie, supplicato per settimane di farsi da parte e alla fine accettato malgrado tutto, s’era trasformato, nelle dichiarazioni del premier e dei suoi, in un campione di buon governo, uno che se avesse già potuto governare la Campania avrebbe fatto aumentare il pil, un cittadino innocente fino a prova contraria, da rispettare e non da perseguitare. E Renzi non avrebbe certo affermato con certezza che di impresentabili nelle liste del Pd non ce n’erano.
Ma ormai era troppo tardi per far marcia indietro. Dichiarazioni così impegnative non potranno tanto facilmente essere rimosse o accantonate lunedì, se, in caso di vittoria del centrosinistra in Campania, l’insediamento del probabile governatore De Luca dovesse essere rimesso in discussione dalla Corte d’Appello, unico organo legittimato a convalidare il risultato.