mercoledì 27 maggio 2015

La Stampa 27.5.15
La rottamazione mancata che rischia di costare cara
di Marcello Sorgi


Annunciata ma non ancora ufficializzata, la decisione della Cassazione, che si orienta ad annullare il reintegro dei sindaci colpiti dalla legge Severino, rischia di condizionare, non solo il risultato delle elezioni in Campania, ma l’intero equilibrio politico della regione, dato che ad essere colpiti sarebbero De Magistris, primo cittadino a Napoli, e De Luca, candidato del centrosinistra a governatore e favorito nel voto di domenica.
Per una di quelle complicate questioni procedurali su cui appunto i magistrati della Cassazione hanno l’ultima parola, De Luca, lunedì, quando insieme ai risultati delle urne sarà ufficializzato anche il verdetto, filtrato ieri solo in via ufficiosa, potrebbe ritrovarsi eletto e non eleggibile, in quanto non candidabile. Ovviamente potrebbe sempre ricorrere nuovamente al giudice ordinario, seguendo le disposizioni della Cassazione. Ma difficilmente il nuovo giudizio arriverrebbe nei tempi brevi con cui era stato confezionato quello amministrativo del Tar. L’idea di votare per qualcuno che potrebbe non essere in grado di esercitare le funzioni a cui si è candidato potrebbe spingere una parte degli elettori al ripensamento. Sicuramente cercherà di approfittarne il governatore in carica Caldoro, già avversario di De Luca cinque anni fa, quando il centrodestra conquistò la Campania, e oggi in corsa per un’incerta rielezione.
Se davvero domenica sera dovesse essere De Luca a vincere, malgrado tutto, e se anche si dovesse trovare un espediente per insediarlo, magari provvisoriamente, come governatore, a trovarsi nel l’imbarazzo maggiore rispetto al da farsi sarebbe Renzi. La legge infatti stabilisce che, mentre i sindaci possono essere deposti dai prefetti, tocca al presidente del consiglio applicare la decadenza ai governatori, nei casi previsti, appunto, dalla Severino.
Il paradosso di questa storia è che Renzi non avrebbe mai voluto come candidato per la Campania un uomo discusso, e appoggiato da liste civiche in cui figurano candidati impresentabili, come De Luca. Il premier aveva dovuto rassegnarsi di fronte all’inequivocabile risultato delle primarie, favorevoli al sindaco «sceriffo» di Salerno. E dopo un’iniziale diffidenza e un appoggio solo formale, Renzi, pochi giorni fa, si era risolto ad andare in Campania e a schierarsi pubblicamente con il candidato.
Così, in una delle due regioni chiave (l’altra è la Liguria) in cui si decide il segno del risultato di domenica, s’è aperta una querelle che potrebbe portare a una sconfitta «a tavolino» del Pd. E dire che per risolverla prima di cominciare sarebbe bastata la rottamazione preventiva di De Luca. Chissà se Renzi avrà modo di pentirsene.